I
primi insediamenti nell’area di Noto
risalgono all'età del
Bronzo e sono situati nella zona di
Castellucciana (2200 - 1450 a.C.). La Noto antica (Neas),
invece, è posta 8 chilometri più a nord dell’attuale sul monte
Alveria. Qui, secondo la leggenda, sarebbe nato il generale
siculo Ducezio, che si sarebbe opposto militarmente ai
greci, nel V secolo a.C. Come sappiamo, non ebbe a lungo successo, e
la città finì sotto l’influenza greca, in particolare, della vicina
Siracusa. In questo periodo, prese il nome di Neas o
Neaton. L’influenza siracusana, soprattutto,
sotto il
dominio di
Gerone II è riportata
come certa dai due storici latini Polibio e Tito Livio, che la
individuano, con il nome di Neaton,
come colonia greca a tutti gli effetti (263 a.C).
Neaton
fu tra le città siciliane,
come Taormina e Messina, che si allearono, nel 214 a.C
, con il console
romano Marco Claudio
Marcello, Fu
considerata da questi alleata di Roma. Marco Tullio Cicerone
la cita nelle Verrine come vittima dei soprusi di Verre. Del periodo
storico legato al dominio romano, rimane la bellissima Villa
Romana del Tellaro (IV secolo).
Dopo la caduta dell’impero
romano, le due dominazioni seguenti, bizantina ed araba,
arricchirono la città, invece di impoverirla. I
Bizantini (535-555 circa), arrivati con l’esercito
dell'Imperatore
Giustiniano, edificarono nella zona numerose opere architettoniche,
quali il Villaggio di contrada Arco,
la basilica di Eloro e
la Trigona di Cittadella dei Maccari, l'Oratorio della Falconara, il
Cenobio di S. Marco e la Cripta di S. Lorenzo Vecchio. Gli Arabi
del ras Khafaja ben Sufyan,, a cui Noto resistette per
trent’anni (nel 864),
vista la ricchezza della sua area, la posero, nel 903, a capo della Val di Noto ( il termine "VAL" in arabo
significa amministrazione provinciale). Sempre gli arabi, come in
tutta la Sicilia, introdussero nuove coltivazioni agricole, diedero
impulso ai commerci e diffusero l’arte della seta. L’abitato di
Noto, inoltre, fu fortificato con mura dagli stessi arabi. Con
l’arrivo a Noto dei normanni (nel 1091), il Gran
conte Ruggero d'Altavillala trasformò in un feudo, che
venne dato al figlio Giordano. Come uso dei normanni, anche a Noto
venne realizzato un poderoso castello e numerose chiese cristiane.
Durante il governo di Federico II di Svevia, (era feudatario il
conte Isinbardo Morengia)
fu iniziata la costruzione del grande monastero cistercense
di Santa Maria dell'Arco. Anche Noto si ribellò agli Angioini in
occasione dello scoppio dei Vespri siciliani, ma, durante la guerra
che ne seguì, tra Federico III d'Aragona e Carlo II d'Angiò, Noto
passò dalla parte dei francesi per decisione del castellano
Ugolino Callari, che consegnò la città in mano alle truppe
di Roberto d'Angiò, figlio di Carlo II.
Naturalmente la guerra fu vinta dagli aragonesi. Tornata sotto il
loro governo, Noto fu poi amministrata da Guglielmo Calcerando.
Durante il regno
di Alfonso V d'Aragona fu nominato vicerè
Niccolò
Speciale, nato proprio a Noto. Nel 1431 fu edificata la Torre
Maestra del Castello di Noto Antica per decisione del duca Pietro
d'Aragona, fratello
del
re. Il Viceré Ferrante
Gonzaga, nel 1542,
dotò Noto di un sistema fortificato di mura.
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