Racconta
Tito Livio
che, durante la prima guerra punica, governate ancora da Gerone II,
le città della Sicilia orientale (quindi anche Morgantina) si
allearono, per lo più, con Roma contro i cartaginesi. Viceversa,
durante la seconda delle guerre puniche, le stesse virtuose polis
fecero un capovolgimento di alleanze. Il nipote di Gerone II,
Geronimo,
infatti, riunì il Consiglio dei 15 saggi, costituito dal nonno,
facendosi nominare Re. Quindi, stracciò i precedenti accordi
stipulati con i romani, e ricevette ambasciatori del generale
cartaginese Annibale il grande, detti Ippocrate ed Epicide, due
fratelli oriundi siracusani. Ma, nel 213 a.C., a Leontini morì
Geronimo. Per mettere riparo alla difficile situazione creatasi, fu
istituita dal Senato siracusano la cosiddetta quarta Repubblica.
Sostanzialmente, però, il potere decisionale fu mantenuto da
Ippocrate ed Epicide, che andarono allo scontro con l’esercito
romano del Console Claudio Marcello.
Insospettabilmente
proprio Morgantina divenne la base operativa utilizzata
dall’esercito cartaginese, sotto la guida di Imilcone, e
dell’esercito siciliano guidato dal siracusano Ippocrate. La
successiva caduta di
Siracusa, nel
212 a.C., comportò l’inevitabile assedio di Morgantina da
parte del generale romano Marco Cornelio Cethego. Espugnata la
città, il generale lasciò l’abitato alla distruzione da parte delle
truppe mercenarie provenienti dalla Spagna, capitanate da Moerico.
Nel periodo pre-conquista, vennero emesse dalla
zecca di Morgantina delle monete di bronzo con l’incisione
SIKELIOTAN, mentre, dopo la presa della città, altre monete furono
coniate con l’incisione HISPANORUM. Il loro ritrovamento
archeologico ha significato molto per la convalida dei fatti
storici, così come conosciuti, da parte degli studiosi.
Il
ruolo tenuto nella guerra punica fu pagato amaramente. La conquista
romana di Morgantina sanzionò un lento spopolamento della città.
Molti furono gli edifici pubblici della polis riutilizzati per altre
funzioni per spregio, come il Bouleterion ed il Pritaneo,
trasformati in tabernae e termopolium. Molte altre costruzioni
furono demolite per far posto a diversi edifici, come l'Agorà, dove
fu realizzato il Macellum. Inoltre, le truppe romane, di passaggio
dalla Sicilia, utilizzavano Morgantina per la sosta, come un vero e
proprio oppidum romano.
Ciononostante, come
narrato da Marco Porcio Catone e da Plinio il vecchio, la città
sopravvisse, grazie alle produzioni agricole, sia di grano
che orzo, ma anche olio e vino. Da tenere in conto, inoltre, la
forte produzione di terrecotte, che mantenne viva la città. In ogni
caso, la stessa posizione di Morgantina, punto di passaggio, ne
faceva, comunque, un centro di forti scambi commerciali. La
successiva sollevazione popolare di Morgantina (come Henna)
nella rivolta
servile, del 135 a.C., repressa sanguinosamente dai romani,
non ne facilitò il rapporto con i dominatori. Viceversa,
nella seconda guerra
servile, (105-101 a.C.),, ad assediarla furono i rivoltosi, alla
guida di Salvio. Naturalmente, anche la seconda ribellione
non portò ad un cambiamento. Anche nel confronto tra Pompeo ed
Ottaviano, Morgantina fu sfortunata, parteggiando per
il primo. Sembra
confermato che, intorno al 30 a.C., iniziò l’abbandono progressivo
di Morgantina. Poco dopo, il geografo greco Strabone la inseriva nel
suo elenco di città scomparse.
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