Nato a
Siracusa nel 287 a.C., il genio siracusano è passato alla storia grazie alla
formulazione del principio fisico che porta ancora oggi il suo nome: “un
corpo immerso in un liquido riceve una spinta uguale e contraria al peso del
volume di liquido spostato”. Un'altro anneddoto su Archimede, narra che
lo scienziato, entusiasta della tecnologia delle leve, abbia esclamato la
famosa frase: «datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo». Si
occupò un po' di tutto: aritmetica, geometria, fisica, astronomia ed
ingegneria. La figura di Archimede è legata anche alla resistenza
siracusana contro l'esercito romano. Nota è l'invenzione degli specchi
ustori che, puntati contro la flotta romana, incendiarono da lontano le navi
nemiche, che nulla potevano contro la sua invenzione. Come ogni genio
ogni riferimento lo descrive assorto nelle sue riflessioni, tanto da
dimenticare persino di bere e di mangiare. Quando morì, nel 212 a.C., era
così meditabondo, che non essendosi accorto della presa di Siracusa da parte
dei romani, all'intimazione di un soldato romano, che non lo aveva
riconosciuto, non rispose, morendo trafitto dalla spada
dello stesso, nonostante l'ordine di catturarlo vivo.
«Ad un tratto entrò nella stanza un
soldato e gli ordinò di andare con lui da Marcello. Archimede rispose che
sarebbe andato dopo aver risolto il problema e messa in ordine la
dimostrazione. Il soldato si adirò, sguainò la spada e lo uccise.» (Plutarco,
Vita di Marcello)
«Io questore scoprii la tomba di
Archimede, sconosciuta ai Siracusani, cinta con una siepe da ogni lato e
vestita da rovi e spineti, sebbene negassero completamente che esistesse.
Tenevo, infatti, alcuni piccoli senari, che avevo sentito essere scritti nel
suo sepolcro, i quali dichiaravano che alla sommità del sepolcro era posta
una sfera con un cilindro. Io, poi, osservando con gl'occhi tutte le cose -
c'è, infatti, alle porte Agrigentine una grande abbondanza di sepolcri -
volsi l'attenzione ad una colonnetta non molto sporgente in fuori da dei
cespugli, sulla quale c'era sopra la figura di una sfera e di un cilindro. E
allora dissi subito ai Siracusani - c'erano ora dei principi con me - che io
ero testimone di quella stessa cosa che stavo cercando. Mandati dentro con
falci, molti ripulirono e aprirono il luogo. Per il quale, dopo che era
stato aperto l'accesso, arrivammo alla base posta di fronte. Appariva un
epigramma sulle parti posteriori corrose , di brevi righe, quasi dimezzato.
Così la nobilissima cittadinanza della Grecia, una volta veramente molto
dotta, avrebbe ignorato il monumento del suo unico cittadino acutissimo, se
non lo fosse venuto a sapere da un uomo di Arpino.» (Cicerone)
«Non mi pare che in questo
luogo sia da passar con silenzio l'invenzione di Archimede d'alzar l'acqua
con la vite: la quale non solo è maravigliosa, ma è miracolosa; poiché
troveremo, che l'acqua ascende nella vite discendendo continuamente» (Galileo
Galilei, Mecaniche)
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