Famosa per il
suo passato di polis greco-siciliana, Siracusa porta alla memoria gli
scontri con realtà maggiori, come contro Atene, Cartagine o Roma. Presente
nella storia la città ha saputo confrontarsi alla pari con chi avrebbe
voluto (e lo fece) limitarne la libertà. E, forse proprio per questa
“dignità”, Siracusa conserva vestigia notevoli e bellissime, che la
rappresentano ancora oggi al mondo intero.
Città di mare e traffici
commerciali, essa si inoltra nel mediterraneo con l'isola di Ortigia, ricca
di resti archeologici notevoli. All'interno del centro storico si
individuano aree ben definite dal loro antico uso, epoca di costruzione e
presenza di resti archeologici. La zona pianeggiante adiacente all'isola,
che veniva chiamata nell'antichità Acradina; accanto si individua l'area
della polis nuova, che contiene il teatro, l'Orecchio di Dionisio e la
latomia del Paradiso; ad est si erge il quartiere di Tyche, chiamato ancora
così per la antica presenza di un tempio dedicato alla dea Fortuna (in greco
Tyche); l'Epipoli, domina tutto, e in essa è presente il castello Eurialo,
edificato ad uso difensivo.
Nonostante la grande presenza di resti
dell'antichità, Siracusa presenta capolavori “dimenticati” dalla storia. Il
periodo che va dal medioevo al Barocco, pur non conosciuto, ha lasciato
grande quantità di opere notevoli, tutte da riscoprire, che fanno del
tessuto urbano della città un susseguirsi di beni culturali di grandissima
qualità.
L'Isola di Ortigia
L'isoletta, luogo originario dell'insediamento siracusano, è collegata con
un ponte alla terraferma. Il “Ponte Nuovo”, così si chiama, è il
prolungamento di c.so Umberto I, tra le direttrici principali del tessuto
urbano di Siracusa. E' possibile il periplo dell'isola. La darsena si stende
sia a destra che a sinistra del ponte, luogo suggestivo, per la presenza
delle piccole barche colorate dei pescatori. Continuando sulla destra, oltre
lo spettacolo del mare aperto, si incontra un palazzo in stile neogotico dal
colore rosso, appartenuto al poeta e scrittore Antonio Cardile. Sul lato
sinistro si apre l'immensa distesa del Porto Grande, area storica, che ha
visto battaglie di grande importanza e memorabili. Su questo lato si ergono
le antiche mura spagnole, che, fino al XIX secolo, fortificavano tutta la
vecchia città.
Le antiche case dai tenui colori pastello
costituiscono il piccolo abitato sia interno che esterno dell'isola di
Ortigia. Spingendosi oltre si arriva all'estremità, dove trova collocazione
l'antico castello svevo detto Maniace, della prima metà del XIII sec .
Costruito per volontà di Federico II di Svevia, fu così denominato in onore
del generale bizantino che, nel 1038, edificando mura, cercò di impedire
l'invasione araba. Lo stile della fortezza in pietra è del periodo
svevo, con strutture squadrate e massicce, che fanno pensare gli storici
come ad un uso militare difensivo, la presenza del castello Maniace, avesse
anche una funzione rappresentativa per coloro che arrivavano a Siracusa dal
mare.
Altra vestigia del passato nell'isola Ortigia è l'antica Fonte
Arethusa, che riforniva di acqua dolce gli abitanti dei primi insediamenti.
Oggi, non avendo la stessa funzione, appare come un piccolo specchio d'acqua
con anatre e papere che nuotano tra papiri e palme. Come accadeva spesso
nell'antichità anche la fonte è legata una leggenda, che dà motivazione del
nome stesso. Arethusa, infatti, era una ninfa di Diana. A causa delle
pressanti attenzioni del cacciatore Alfeo, la ninfa chiese aiuto a Diana,
che gli permise di sfuggirgli tramite una via sotterranea che portava
all'isola di Ortigia, dove la trasformò in una fonte d'acqua. Poiché l'amore
di Alfeo non conosceva limiti, il cacciatore, a sua volta, si tramutò in un
fiume sotterraneo che portava alla fonte Arethusa nell'isoletta, dove si
mescolò acqua ad acqua.
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