E' uno dei teatri d'epoca greca più grandi (dotato di un'eccellente
acustica). Risalente al V sec. a.C , sfruttando la pendenza del colle
Temenite, è stato scavato interamente nella pietra. L'epoca di costruzione
deriva dalle notizie storiche riguardo alla prima rappresentazione svoltasi
al suo interno: i Persiani di Eschilo. Sempre secondo queste notizie si può
supporre che il suo costruttore sia Damocopo detto Myrilla, per aver usato
nella prima rappresentazione degli unguenti (in greco miroi). Il Teatro
fu ristrutturato durante la dittatura di Ierone II nel III sec. a.C. Fu
diviso verticalmente in nove settori e orizzontalmente aggiunto un corridoio
alla sua metà. Sulla parete superiore di ogni settore fu inciso il nome di
una divinità o di un personaggio celebre. Nel cuneo centrale si può leggere
ancora il nome di Giove Olimpio e sulla sua destra quello dello stesso
Ierone II. Dietro la cavea trova posto la cosiddetta Grotta del
Ninfeo, una vasca rettangolare
rifornita d'acqua da un acquedotto d'epoca greca, che nasce dal Rio
Bottiglieria, un affluente dell'Anapo, nell'area di Pantalica, distante 35
chilometri da Siracusa. Secondo i diversi gusti, in epoca romana,
nel Teatro si svolsero combattimenti di gladiatori e si suppone anche giochi
d'acqua. Questo fino alla costruzione dell'Anfiteatro. Abbandonato in
epoca medievale, fu usato dagli spagnoli per il funzionamento di alcuni
mulini ad acqua, di cui rimangono le tracce lasciate da due macine ed il
loro canale di scolo. Questi vi furono impiantati, nel XVI sec, per volontà
del marchese di Sortino, che per il loro funzionamento riattivò il vecchio
acquedotto greco. Attualmente il Teatro viene usato per la
rappresentazione di antiche opere greche o latine durante il periodo estivo,
organizzate dall'INDA ("Istituto del Dramma Antico").
A poca distanza
si trova l'Ara di Ierone, altare monumentale, ricavato in
parte nella roccia e lungo circa 200 metri, fatto costruire da Gerone II, e
la Via dei Sepolcri (che nasce dall'area del Teatro),
fiancheggiata da muri in cui si aprono ipogei del periodo bizantino e
nicchie votive per versare le offerte.
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