Nato a
Modica in provincia di Siracusa nel 1901, fu tra i più importanti esponenti
della corrente dei poeti ermetici. La sua prima pubblicazione, Acque e
terre (1930), contiene tutto l'amore per la sua terra d'origine, la Sicilia
(lasciò l'isola nel 1919), che viene trasfigurata in un tempo antico,
emblema di una felicità perduta alla luce di una vita materialmente
insoddisfacente e triste, ed è emblema anche di un sentirsi vivere in
esilio, forse dal passato, forse dalla giovinezza. Questa la condizione
triste verso quello che si è perduto, forse una figura femminile come nella
poesia Antico Inverno. Mentre la Sicilia si configura come terra del mito
(depositaria della cultura greca), si apre in Quasimodo la ricerca del
divino, come ricerca di una pace interiore. Quasimodo si fa traduttore di
opere dei Lirici greci, che pubblicati nel 1940 a Milano, ebbero un grande
successo. Molte sono le raccolte pubblicate nel tempo che riscossero
consensi sempre maggiori e sicuri, portandolo, via via, all'attenzione
generale. Nel 1950 il poeta ottenne il Premio San Babila nel 1953 il
premio Etna-Taormina, nel 1958 il premio Viareggio e nel 1959 gli fu
assegnato il premio Nobel per la letteratura che gli fece raggiungere una
definitiva fama e gli fece ottenere le lauree honoris causa dalla Università
di Messina nel 1960 e da quella di Oxford nel 1967. Nel 1966 Quasimodo
pubblica quella che sarà l'ultima raccolta di poesie, Dare e avere, dove fa
un po' il punto della sua vita. Nel giugno del 1968 muore colpito da un
ictus ad Amalfi. E' stato tumulato nel Cimitero Monumentale di Milano.
«Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le
tragiche esperienze della vita dei nostri tempi» (Motivazione del
Premio Nobel )
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