Il termine latomia deriva dal greco litos pietra e temnos taglio, sono cioè
delle cave di pietra, che venivano utilizzate per l'estrazione del materiale
da costruzione necessario ad edificare edifici pubblici e palazzi di una
certa importanza. A Siracusa sono state censite 12 latomie (ma,
probabilmente, erano molte di più), lungo un arco che comprendeva i due
antichi quartieri di Neapolis e Tyche. Tra le dodici le più importanti sono:
la Latomia Intagliatella, la Latomia di S. Venera,
la Latomia del Casale e la Latomia dei Cappuccini e la
Latomia del Paradiso. Quest'ultima, che si trova all'interno del
Parco Archeologico, è un complesso di cave, ora valorizzate da un piacevole
giardino, abbondante di aranci, palme e magnolie. L'antica estrazione
della pietra a Siracusa prevedeva che, dopo la scelta della zona dove
scavare, inizialmente venivano aperte delle fenditure nella pietra in cui
venivano inseriti dei cunei di legno, che, successivamente, bagnati,
aumentavano la loro dimensione spaccando la pietra. Ripetendo questa tecnica
si estraevano blocchi di pietra procedendo dall'alto verso il basso, e,
oltre che in profondità, anche allargando orizzontalmente l'area di
estrazione. Per evitare possibili crolli, venivano lasciate vere e proprie
colonne di pietra, come è possibile ancora oggi vedere. Purtroppo scosse
telluriche nel passato hanno cancellato molte grotte o modificato il loro
aspetto. Le latomie permettevano ai siracusani di estrarre grandi quantità
di pietra, tutta utilizzata nella costruzione dell'antica città. Una
volta dismessa una cava, questa veniva utilizzata come prigione. Come
riporta anche Cicerone nelle Verrine, nel 413 a.C., i 7000 Ateniesi fatti
prigionieri da Siracusa, nella guerra tra le due polis, furono rinchiusi in
una latomia per ben otto mesi. Perì la maggior parte dei greci e i pochi
sopravvissuti lo furono perchè venduti come schiavi. Successivamente furono
utilizzate sia per cerimonie funebri che per coltivazoni.
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