Aci
Bonaccorsi
Aci Bonaccorsi è situato sulla parte estrema del versante
sud-orientale dell'Etna, ed è, per la sua felice posizione
collinare, un balcone naturale sul mare Jonio. E’ un piccolo centro
(circa 3.000 abitanti) che, formatosi come casale verso il XV
secolo, ha raggiunto l’autonomia solo nel 1652. Il borgo iniziale
era costituito dalle contrade Liuna,
Battiati e
Pauloti.
Successivamente prese il nome
Bonaccorsi dalla famiglia nobile
dei Bonaccorso, che vi risiedeva.
Aci Sant'Antonio
Il comune di
Aci
Sant'Antonio è posizionato verso l’interno rispetto alla costa di
Aci. Più grande di Aci Bonaccorsi, conta circa 17.000 abitanti, deve
la sua costituzione ad una eruzione dell’Etna. Infatti a causa
dell’enorme eruzione del 1169,
accompagnata da terremoti, la popolazione rivierasca cercò riparo
spostandosi nelle terre interne. Ricche di boschi e quindi di
legname, luogo attraente e sicuramente ameno, portarono i nuovi
abitanti a costituire il piccolo borgo di Casalotto, posto a
nord-ovest dell’attuale
Aci
Sant'Antonio. L’area veniva
amministrata attraverso una struttura corporativa. I rappresentanti
di Casalotto, unitamente a quelli delle comunità limitrofe,
gestivano le decisioni dell’intera area di Jaci. Intanto il
territorio dell’attuale Acireale andava sviluppandosi economicamente
in maniera maggiore rispetto a quelli circostanti. Ne nacquero liti
e contrasti con la popolazione di Aquilia Vetere.
In
epoca spagnola, i rappresentanti delle altre aree chiesero al vicerè
di Palermo la separazione da Aquilia. Accordata nel 1639 e
ratificata l’anno successivo dal luogotenente cardinale Giannettino
Doria, arcivescovo di Palermo. Tuttavia l’inquietudine continuò a
regnare, e vi furono
nuove lotte e scontri. Questi e il
fatto che Aquilia cresceva ulteriormente portarono all’aggiuntiva
divisione fra Aci Inferiore (Acireale) e Aci Superiore (Città
formata da
Jaci S. Antonio e S. Filippo).
Quest’ultima, che inglobava parecchi casali e comuni della Terra
d’Aci, comprendendoli quasi tutti, si estendeva fino a Bongiardo(oggi
frazione di Santa Venerina) e Pisano(oggi frazione di Zafferana
Etnea). La nuova Città si trovò nel 1644 nell’impossibilità di
pagare i tributi dovuti. Iniziò così il nuovo periodo feudale: fu
venduta inizialmente alla Famiglia Massa, nel 1645 alla Famiglia
Diana ed infine nel 1651 alla Famiglia Riggio(che rimase
proprietaria per più di un secolo). Stefano Riggio Santo Stefano,
principe di Campofiorito, ottenne, nel 1672, addirittura il titolo
di principe di Aci SS. Antonio e Filippo. A Stefano fece seguito il
nipote Stefano Riggio Saladino (1680), poi Luigi Riggio Branciforte
(1704) ed infine a Stefano Riggio Gravina (1758). La famiglia Riggio,
a causa anche dei terremoti, seppe costruire e ricostruire i suoi
domini. A lui si devono, infatti, molti edifici e chiese bellissimi
dell’area degli Aci.
Alla morte del principe Stefano Riggio
Gravina, nel 1792 avvenne la ricompra dei territori con atto
pubblico. Con la costituzione del Regno di Sicilia, Aci S. Antonio
fu inserita nella “Mappa” dei Comuni del 1812. Questo non bastò ad
eliminare i malumori che serpeggiavano, così, nel 1826, Aci S.
Antonio ed Aci S. Filippo Catena vennero scisse con decreto di
Francesco I. Il nuovo comune di Aci S. Antonio comprendeva i
quartieri di Aci S. Antonio e Valverde e le borgate di Maugeri,
Carminello, Casalrosato, Fontana, Morioni, Belfiore, Lavinaio e
Monterosso. Le borgate di Pisano e Bongiardo, con lo stesso decreto,
furono accorpate al nuovo comune di Zafferana Etnea. L’ultimo
distacco è recente: il 14 aprile 1951 nasce il comune di Valverde.
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