Su
un altopiano di origine lavica, a quota
150 dal livello del mare e a 5 chilometri da Catania, sorge la
cittadina di Acireale (di 50.000 abitanti circa), detta anche Jaci.
La costa è contraddistinta da una scogliera, sempre di origine
lavica. Chiaramente
anch’essa, facendo parte della Terra d’Aci, condivide la leggenda
dell’amore tra la ninfa Galatea e il pastore Aci.
Il nome Acireale
fu attribuito definitivamente alla cittadina da Filippo IV di Spagna
nel 1642. Prima di esso, la zona ove sorgeva era stata denominata
dagli spagnoli Aci d'Aquila (o Aquilia).
Ma con lo spostamento dell’area abitata,
avvenuto nel XIV secolo, nell’area attuale, prese il nome prima di
Aquilia Vetere
e poi di Aquilia Nuova.
Nel Cinquecento la città ebbe un grande sviluppo, dovuto
all’inurbamento di ceti mercantili, che portarono ricchezza nella
città. Fece seguito l’insediamento di corporazioni ed ordini
religiosi, tanto che viene definita, ancora oggi, «la
città dalle cento campane». A causa di
ciò, nel 1528, l'imperatore Carlo V la elevò a comune autonomo. Tra
i principali centri ad insorgere in Sicilia nel 1848 vi fu proprio
la città acese.
Con l’Unificazione italiana Acireale si
trasformò in centro termale (1873), con l'apertura, alla periferia
sud di Acireale, all'interno del giardino
inglese, dello
stabilimento termale S. Venera. Fu
inaugurato dal barone Agostino Pennisi
di Floristella. Progettato in stile neoclassico, esso sfrutta
l’acqua sulfuree-salso-bromo-iodiche,
già
utilizzate in epoca greca e romana. E’
stato acquistato, nel 1951, dalla Regione Siciliana. Annesso alle
terme fu costruito anche nell’Ottocento, per ospitare i clienti
delle terme, il Grand Hotel des Bains,
in stile liberty.
Negli anni
ottanta sono stati realizzati
gli impianti delle Terme di Santa
Caterina, nell’omonima borgata, a picco sul mare.
Acireale è tra i centri termali più rinomati.
Tra le frazioni più
popolose di Acireale, Aci Platani è sicuramente la più grande con i
suoi 3.000 abitanti circa. E’ ormai contigua all’abitato cittadino.
Il torrente Platani (da cui ha
preso il nome)
lambisce la frazione. Purtroppo è stato
causa di diverse inondazioni, che hanno danneggiato il
centro abitato. La sua maggiore chiesa
risale al 1524. Fu distrutta dal terremoto del 1693, per poi essere
ricostruita nel 1761. Al suo interno si trovano tele di Giacinto
Platania e Alessandro Vasta. Ad Aci Platani, inoltre, è aperto il
Museo della civiltà contadina,
situato
nell’abitazione natale di monsignor
Angelo Calabretta. Vi è stata ricreata una casa rurale
dell’Ottocento catanese.
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