La Terra d’Aci nasce dal Mito e dalla Leggenda. Non solo la leggenda
di Aci e Galatea, ma anche , l’Odissea e le avventure di Ulisse contro
il ciclope Polifemo e un bosco che si materializza dalla vendetta di
Zeus contro dei giganti. Non manca anche una leggenda sulla fuga
dell'esercito Cartaginese di fronte ad una terribile eruzione dell'Etna.
Le Aci si fanno risalire, infatti, alla città misteriosa, e perciò
mitica, di Xiphonia. I latini
Virgilio ed Ovidio nelle Metamorfosi (e successivamente anche
Teocrito, Posidippo, Filosseno, Callimaco, Ermesianatte e
Eufonione),
narrano una leggenda sulla fondazione della città, dovuta alla storia
d’amore tra la bellissima ninfa Galatea e il povero pastorello di nome
Aci. L’amore tra i due, però, fu contrastato dal geloso Ciclope Polifemo,
innamorato anch’esso della ninfa. La leggenda vuole che Aci venisse
ucciso dal Ciclope, che gli scagliò contro un enorme masso. La disperata
Galatea pregò gli Dei, chiedendogli di ridare la vita al suo Aci. Gli
Dei accolsero le sue preghiere: dal sangue di Aci ne nacque un fiume,
chiamato dai greci Akis. “Scomparso” il fiume, la narrazione vuole che
da sottoterra sgorghi dalla sorgente nei pressi di Santa Maria la
Scala chiamata "u sangu di Jaci" (il sangue di Aci). L’acqua di
questa sorgente ha, infatti, un colore rossastro, dovuto alla presenza
di ferro. Tra l’altro nella
zona esisteva, in epoca romana, la città di Akis, che fu coinvolta nelle
guerre puniche.
Nel viaggio periglioso di Ulisse
nell’Odissea di Omero, la narrazione vuole che l’eroe (ed i suoi
compagni) incontri il ciclope Polifemo. La grotta del racconto si
sarebbe trovata nei pressi del promontorio di Capomulini. Riusciti a
salvarsi col famoso inganno, il ciclope accecato e adirato
lanciò enormi massi contro la nave di Ulisse beffardo, che gli
sfuggiva prendendo il largo. I massi nella tradizione sarebbero gli
attuali faraglioni di Acitrezza.
Nella Gigantomachia, Claudiano
narra che dei giganti assaltarono l’Olimpo. Zeus, allora, per punirli,
li scagliò nel Lucus Jovis (oggi il Bosco d'Aci). Sempre Claudiano
scrive che tra gli alberi si potevano intravedere sia le pelli che le
teste mozzate degli sfortunati giganti in spaventose smorfie di dolore.
Il bosco era così terribile che lo stesso Polifemo ne aveva paura e
girava al largo.
Anche i poveri Cartaginesi furono travolti dal Mito
della Terra d’Aci. Nel 396
a. C., durante la seconda guerra punica, i Cartaginesi con lo loro navi,
si preparavano a sbarcare sulla terra ferma, quando l’Etna cominciò ad
eruttare. Un enorme colata lavica sconvolse la zona acese (l’eruzione è
storicamente documentata). Il comandata cartaginese Imilcone,
impressionato, prudentemente ordinò alla flotta di mollare gli ormeggi e
prendere il largo.
|
|