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La splendida riviera della Terra d'Aci.
Bullet7blu.gif (869 byte) La Terra d'Aci, il luogo del Mito
Bullet7blu.gif (869 byte) Il Castello e la storia della Terra d'Aci
Bullet7blu.gif (869 byte) Dalla guerra del Vespro a Giovanni Verga
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Aci Castello e il borgo di Aci Trezza
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga
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I tre protettori di Aci Catena
Bullet7blu.gif (869 byte) I mulini ad acqua di Aci Catena
Bullet7blu.gif (869 byte) Acireale
 

 

Bullet7blu.gif (869 byte) Acireale: piazza Duomo
Bullet7blu.gif (869 byte) Le cento chiese di Acireale
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Il Carnevale di Acireale
Bullet7blu.gif (869 byte) Altre Aci nella zona interna
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Il Santuario della Madonna di Valverde
Bullet7blu.gif (869 byte) Il mitico Bosco d'Aci
Bullet7blu.gif (869 byte) La Riserva Naturale

Bullet7blu.gif (869 byte) Video sulle Aci
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Video su Acireale

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       TERRA D'ACI

          La leggenda di Aci e Galatea, ma
    anche l’Odissea e le avventure di
    Ulisse contro il ciclope Polifemo e
    un bosco che si materializza dalla
    vendetta di Zeus contro dei giganti:
    tutte leggende e miti della Terra
    d'Aci (Catania).

   
   
     I mulini ad acqua di
      Aci Catena.

   
     
     

 
 
 
Aci San Filippo (Aci Catena, CT) visto dall'Eremo di Sant'Anna.

Roberto Quartarone - 25 Aprile 2005

 

 
 


da Wikimedia Commons

 

   Nella frazione di Aci San Filippo ad Aci Catena, nella vallata di Reitana, sono collocati alcuni mulini ad acqua. La loro presenza era motivata dall’abbondanza di fonti poste nel territorio. A piano Reitana, infatti, sgorga una prima serie di sorgenti (sorgenti Cuba) collegate all’acquedotto Casalotto, che, con un sistema di chiusura, posto all’inizio della saia mastra,  la fiumara, permetteva di convogliare un’eccessiva quantità d’acqua in un grosso canale in muratura dove defluiva l’eccedenza . L’acqua era utilizzata sia per le coltivazioni, soprattutto agrumeti, sia per usi potabili in tutta la zona di Catania.
Al piano Pescheria vi è un secondo gruppo di sorgenti: Funtanedda, ormai spenta, e Pescheria invece ancora attiva. Nelle vicinanze (denominate Pignatelli e Isola), si trovano altre due sorgenti Spanneddi e Paratore. Inoltre, nel pianoro sgorga un torrentello (vadduneddu) che cammina lungo tutta la fiumara. L’ultima sorgente, la mutaddisa, è in zona appellata A chianata di Vigo.

Discendendo la fiumara, si incontra per primo il mulino denominato Spezzacoddu, a causa del proprietario un po’ manesco; poi, proseguendo, quello dove risiedeva la signora Npacchiapa. Al suo interno era situata, anche, una scuola di campagna. Il terzo mulino, oggi chiamato Scardaci, è stato l’ultimo funzionante, successivamente ristrutturato, permette di farsi un’idea di come erano queste strutture per la macinazione del grano. Poco lontano si trova il fondaco, un posto di riposo e ristoro, adibito per i carrettieri e i cavalcaturi, che venivano a macinare la loro produzione di sementi. Il quarto mulino è U mulinu a via, ex mulino Don Neddu. Il quinto mulino Don Pippino”, che era in funzione sino agli anni ’60, si trova nella contrada baracche, frazione di Acireale. Percorrendo la via Montevago, si incontrano altri tre mulini, modificati in abitazioni private. Ne esisteva, quindi, un ulteriore nono mulino, in un area oggi residenziale. Il decimo, l’ultimo, era situato a Capomulini (frazione di Acireale), oggi anch’esso trasformato in abitazione.
A mare sboccano la fiumara regitana e i torrenti vadduneddu e Lavinaio.

Nella zona Reitana, risparmiata dalla lava dell’Etna, si sono conservate argille pleistoceniche. Questo ha permesso la sua lavorazione e, quindi, la possibilità di rinvenimenti archeologici, come: monete, vasi, lacrimatoi e tombe. Nella campagna soprannominata Pignatelli e Isola, fu rinvenuta, invece, nel 1817, una villa romana, al cui interno si trova il Mosaico del Pegaso.

 

 
 

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