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La Sicilia e la stagione dello zolfo

Lo zolfo, minerale essenziale

Il bel sogno delle zolfare siciliane
L'incredibile storia delle zolfare
La questione degli zolfi
Vita in miniera
Le miniere di Riesi
Il Parco minerario Floristella-Grottacalda
Altre miniere di zolfo
La zolfara di Colle Madore ed il Mito
Pasquasia, miniera sì, ma diversa

Video sulle zolfare siciliane
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LE ZOLFARE SICILIANE

          Come per le tonnare, anche le
    zolfare raccontano la Sicilia
    all’avanguardia dell’Ottocento.
    Il mondo intero passava, allora, per
    le sue miniere. Terminata la stagione
    delle zolfare, rimangono bellissimi
    parchi museali di archeologia
    industriale. Una Sicilia, comunque,
    poco conosciuta.

   

     Pasquasia, miniera sì,
     ma diversa

     
     

 
   

Vetrina di quarzi. Mostra concorso del minerale di Caltanissetta nei Locali del Museo Mottura (CL)

OppidumNissenae - 22 settembre 2011
Foto da Wikimedia Commons

 



Tra le centinaia di zolfare siciliane, si distingue la miniera di Pasquasia, che non è coeva delle altre, anzi, essa ha raggiunto il suo picco produttivo quando le altre chiudevano. Tuttavia, questa, da sola, ha soddisfatto l’intero mercato italiano di sali alcalini e kainite, necessari per la produzione di solfato di potassio. E’ un’altra cosa dallo zolfo, ma è altrettanto evidente dell’importanza e, in questo caso, dell’unicità delle estrazioni minerarie in Sicilia. Il solfato di potassio viene impiegato nei fertilizzanti in agricoltura.
Pasquasia è una località in provincia di Enna. E’ a nord del monte Pasquasia (nell’omonima contrada) e a est del fiume Morello. La miniera, molto ampia, copre 70 ettari di superfice.

All’inizio del secolo scorso, l’Italia importava, quasi totalmente, il cloruro di potassio, per migliaia di tonnellate l'anno. Nel 1919, fu aperta la miniera di Pasquasia, che possedeva vasti giacimenti di sali potassici. Ciononostante, la società, che gestiva la miniera, fallì nel 1931. Alla fine degli anni cinquanta (1959) essa riaprì i battenti grazie alla Montecatini, che cedette la maggioranza azionaria, nel 1972, all'ENI e all'Ente minerario siciliano. Per la gestione della miniera venne varata una nuova società: la ISPEA (Industria sali potassici e affini).
Se la miniera di Pasquasia, due anni dopo la sua riapertura (1961) forniva 150 mila tonnellate al mercato italiano, rendendo la nazione autosufficiente, la sua produzione negli anni settanta, addirittura, trasformarono l’Italia da importatore ad esportatore di solfato di potassio. Nel 1985, subentrò nella gestione la società Italkali.
Negli anni 80 la miniera si distingueva per la sua attrezzatura tecnica modernissima. A Pasquasia vi erano: minatori continui, perforatrici, pale frontali, carri spatola, dumpers, disgaggiatori meccanici, piattaforme aeree e nastrolinee con bilancie dosimetriche.  Possedeva, inoltre, 4 pozzi di sfiato ed una comoda rampa di accesso, lunga 1800 metri. Il Tribunale di Enna, nel 1992, sentenziò l’inquinamento del fiume Morello da parte della miniera. Nel luglio 1992, la miniera di Pasquasia chiuse all’improvviso. Non essendosi esaurito il giacimento, non si conoscono le motivazioni della chiusura.

Molte sono le problematiche e le strane implicazioni successive alla sua chiusura. Si è molto parlato, discusso e analizzato, soprattutto nella messa in sicurezza, la bonifica e l’eventuale  ripristino. Nel 2013 è stata data la comunicazione di inizio dei lavori di bonifica.
Attualmente la miniera è uno degli esempi migliori di archeologia industriale in Sicilia, applicata a siti minerari. Essa possiede macchine, strutture e grandi edifici moderni, tutti potenzialmente ancora funzionanti. E’ chiaramente un complesso comunque da valorizzare. Molti hanno fatto notare che il sito di Pasquasia è compreso  nel Rocca di Cerere Geopark, sito riconosciuto, addirittura dall’UNESCO. Il suo futuro potrebbe, quindi, essere proposto in campo turistico.

 
 

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