LE ZOLFARE SICILIANE
Come per le tonnare, anche le zolfare
raccontano la Sicilia all’avanguardia
dell’Ottocento. Il mondo intero
passava, allora, per le sue miniere.
Terminata la stagione delle zolfare,
rimangono bellissimi parchi museali di
archeologia industriale. Una Sicilia,
comunque, poco conosciuta.
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Il Parco minerario
Floristella- Grottacalda
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Nella provincia di Enna,
una delle zolfare più grandi è quella di Floristella e Grottacalda.
Lo scavo in esse, come per le altre miniere di zolfo, iniziò nel
XVIII secolo. Il metodo dell’estrazione si mantenne lo stesso fino
almeno alla metà dell’Ottocento, quando entrarono nel duro lavoro i
primi tipi di tecnologia mineraria. Fino a quel momento si basò
essenzialmente sulle fatiche umane dei picconatori e dei bambini. In
seguito, l’uso controllato delle mine, facilitò, in qualche modo,
l’esistenza dei poveri zolfatari. Questa vita dura e senza speranze
è descritta da Luigi Pirandello nella novella intitolata Ciaula
scopre la luna.
Come accadde a molti imprenditori
siciliani, anche
Agostino Pennisi, barone
di Floristella, iniziò a dare una fisionomia più industriale alla
produzione zolfifera, con l’introduzione di un minimo di tecnica ed
organizzazione del lavoro. Tra le dotazioni tecniche vi fu anche
quella di un rapporto stretto con la linea ferroviaria
Dittaino-Piazza Armerina-Caltagirone. La ferrovia attraversava,
infatti, il complesso minerario. Tuttavia, anche la zolfara
Floristella-Grottacalda seguì il destino di tutte le altre miniere
di zolfo siciliane. A causa della concorrenza americana, anche
questa miniera entrò in una profonda crisi a metà del XX secolo.
Negli anni venne chiusa e smantellata, unitamente alla linea
ferroviaria che la serviva. Cadde rapidamente in abbandono.
Negli anni ’90 nacque l'Ente Parco Minerario Floristella –
Grottacalda. L’area è di 400 ettari complessivi. Di questi
200 appartengono a quella mineraria di Floristella e i
restanti 200 a quella di Grottacalda. Ma mentre la zona di
Floristella è di proprietà regionale, l’altra è privata. Oltre ai
pregevoli siti industriali delle due zolfare, la qualità
naturalistica del parco aggiunge un fascino del tutto particolare.
Inoltre l’intera area lambisce località come il noto lago di Pergusa
ed il parco faunistico-floreale della Ronza. Nel parco è inoltre
compresa la zona boschiva che sostituisce la vecchia stazione
ferroviaria di Grottacalda.
Il bacino delle zolfare, pregevole esempio di archeologia
industriale (le vecchie attrezzature e gallerie, con l’aggiunta dei
ruderi delle abitazioni dei minatori), presenta un offerta turistica
di beni ambientali, ma anche architettonici e culturali. Basti
pensare alla vicinanza della villa del Casale di Piazza Armerina
(nota per i bellissimi mosaici romani) ed i nuovi scavi archeologici
di Morgantina,
situati nel comune di Aidone. Da visitare anche la villa
padronale, prossima alle miniere, del barone di Floristella,
Agostino Pennisi (suo proprietario), ma pure
la masseria-villaggio di Roba Grande.
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