Zolfara Vodi
Tra le sei solfare aperte in Sicilia agli inizi del XVIII secolo (e
quindi più antiche), vi fu quella di Vodi (tra le altre, l’antica
Solfara Stincone,
ubicata in provincia di Caltanissetta nei pressi del
comune di San Cataldo). Oggi
essa si trova nel comune di Assoro, in provincia di Enna.
Inizialmente la produzione di zolfo era relativamente bassa, essendo
impiegati nelle miniere non più di cento operai per ognuna. Con
molta probabilità, non si trattava di una miniera vera e propria, ma
piuttosto di una cava a cielo aperto di affioramento del minerale.
Dette cave sono citate già in documenti del XII secolo.
Zolfara Baccarato
Nel comune di Aidone, in provincia di Enna, è situata la zolfara Baccarato. Fu aperta a metà del XIX secolo. Durante il periodo
fascista, per incentivarne la produzione, fu costruito nelle
vicinanze un intero villaggio per i minatori, detto borgo
Baccarato. Oggi anche questa zolfara è chiusa, ma è abbandonato
anche il vicino villaggio.
Zolfara Cozzo Disi
La zolfara è collocata in località Monte Lungo (Montelongo), tra i
comuni di Casteltermini e di Campofranco, in provincia di Agrigento.
Era posta nel feudo Chipirdia, che apparteneva ai fratelli Gaetani
Bastiglia, mentre la gestione, ma a gabella, fu data ai fratelli
Pace. La Zolfara
Cozzo Disi era attiva già prima del 1839 e fu una delle più grandi e
importanti zolfare siciliane. Possiede il record di ultima ad essere
stata chiusa in Italia. La fine produttiva, infatti, avvenne nel
1988. A differenza di altre, la sua manutenzione durò fino al 1992.
L’anno precedente la Regione Siciliana ne aveva sanzionato il nuovo
uso come museo di se stessa, cioè di archeologia industriale.
L’attuale museo Cozzo Disi è raggiungibile con la statale 189. Se
il disastro minerario italiano più brutto è stato quello, del 1940,
avvenuto nella miniera di carbone di Arsa-Albona nella città di Pola
(in Istria), dove morirono 185 persone, il triste secondo posto
appartiene alla zolfara Cozzo Disi, quando, nel 1916,
una terribile esplosione di grisù uccise 89 minatori.
La zolfara Ciavolotta
La zolfara è stata (oggi è chiusa) una delle più grandi del
comprensorio minerario di Agrigento. E’ molto vicina al capoluogo,
in quanto si trova tra Favara ed il Villaggio Mosè, che è una
frazione della città stessa. La collina su cui si trova, lambita dal
fiume Naro, raggiunge anche i 240 metri s.l.m. Essa ha un carattere
calcareo-gessoso. Lo spazio sotterraneo è caratterizzato, in
particolare, da zubbie. La presenza di queste ne fa una miniera rara
ed importante. Le zubbie sono grosse cavità colme di minerale allo
stato quasi puro con intorno gesso e zolfo. . Il minerale è incolore
e molto simile all’ambra. Era già operante nel 1839 e di
proprietà di Cafisi Paolo e dei successivi eredi. Nell’area
estrattiva sono ancora presenti vestigia dell’attività zolfifera
(come cumuli di residui), tra cui camini di fusione, resti di
antichi forni Gill, impianti di risalita e di lavorazione dello
zolfo, oltre che un calcarone. Essendo un ottimo esempio di
architettura industriale, la zolfara Ciavolotta è parte (dal 2010)
di un intervento di conversione proprio in parco minerario. Per le
sue caratteristiche particolari e le sue antiche tecnologie, la
miniera ha uno specifico futuro a livello turistico.
La zolfara Saponaro
La zolfara Saponaro, localizzata in provincia di Caltanissetta, ha
la caratteristica d’essere un complesso di 5 diverse miniere.
Infatti troviamo la Miniera Saponaro Garibaldi, la Miniera
Saponaro Case Santi, la Miniera Saponaro S. Francesco, la
Miniera Saponaro Redentore e la Miniera Saponaro S.
Vincenzo. Delle cinque
zolfare rimangono diverse testimonianze, come, ad esempio, vari
imbocchi minerari. Nel 1839 risulta già aperta, ma attualmente è
chiusa (dal 1966).
Anche la zolfara Saponaro è stata funestata da disgrazie. Nel
1873 nel crollo di una galleria perirono 6 operai.
|