12/15
Bagheria: le ville e i palazzi della nobiltà.
Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione.
Bullet7blu.gif (869 byte) L’antica Solunto
Bullet7blu.gif (869 byte) La nascita di Bagheria
Bullet7blu.gif (869 byte)
Villa Palagonia
Bullet7blu.gif (869 byte) Villa Valguarnera
Bullet7blu.gif (869 byte)
Villa Aragona (detta villa Cutò)
Bullet7blu.gif (869 byte) Altre ville a Bagheria
Bullet7blu.gif (869 byte) La famiglia dei Branciforte
Bullet7blu.gif (869 byte) La famiglia dei Valguarnera

 

Bullet7blu.gif (869 byte) Palazzo Butera a Palermo
Bullet7blu.gif (869 byte)
Palazzo Valguarnera-Gangi a Palermo.
Bullet7blu.gif (869 byte) Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Bullet7blu.gif (869 byte)
Il Gattopardo.
 
Bullet7blu.gif (869 byte)
Video su Bagheria
Bullet7blu.gif (869 byte) Video su Il Gattopardo

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte) INDIETRO

   
         
       BAGHERIA

          Le ville dell'aristocrazia
     palermitana,
che qui soggiornava
     durante il periodo estivo, oggi a
     Bagheria sono perle di un'unica
     collana fatta di arte e storia e di
     tutto il fascino dell'antica nobiltà
     siciliana.

   
   
     Giuseppe Tomasi di
      Lampedusa
   
     
     

 
 
 
Lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa


 

 
 




 

  «Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone» (Giuseppe Tomasi di Lampedusa)

Don Giuseppe Tomasi, 12º duca di Palma, 11º principe di Lampedusa, barone di Montechiaro, barone della Torretta, Grande di Spagna di prima classe, nacque a Palermo il 23 dicembre 1896. Il padre era Giulio Maria Tomasi e la madre Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò. Di grande famiglia, decisamente aristocratica, con possedimenti di terre, ville e palazzi (di altissimo livello storico e architettonico) visse, osservandosi attorno, nella nobiltà palermitana degli inizi del secolo XX. Seppe farne tesoro.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa è per tutti, infatti, il famoso scrittore che ha composto l’altrettanto noto “Il Gattopardo”, unico suo libro, ma tale da essere considerato un vero capolavoro letterario. Lui, però, non lo seppe mai, perché il suo componimento venne pubblicato postumo. Sostanzialmente il grande Giuseppe Tomasi non seppe mai d’essere uno scrittore affermato. Ma le strade della vita a volte sono molto complesse.
Nel 1954 Giuseppe Tomasi accompagnò il cugino Lucio Piccolo, allora già conosciuto come poeta, ad un convegno letterario a San Pellegrino Terme. Qui conobbe Eugenio Montale e Maria Bellonci. Egli aveva 58 anni e non aveva mai composto granché. E’ al suo ritorno che Giuseppe Tomasi (dicono) iniziò la stesura de “Il Gattopardo”. Nel ’56 il libro era ultimato e pronto per essere inviato alle case editrici. Cosa che egli fece, inviandolo alla Einaudi e alla Mondadori. Non essendo evidentemente molto fortunato, egli vide rifiutarsi la pubblicazione. Persino Elio Vittorini, della casa editrice Einaudi, con un clamoroso errore di giudizio, lo respinse. Probabilmente il Tomasi ne rimase molto deluso. Ma appena l’anno dopo, a causa di un tumore ai polmoni, morì il 23 luglio.

Poteva concludersi tutto così. Invece, nel 1958, Elena Croce inviò il romanzo a Giorgio Bassani, che ne rimase colpito e lo fece stampare presso la casa editrice Feltrinelli, con una propria prefazione. Il libro fu talmente un successo che andò a ruba, costringendo la casa editrice a veloci e continue ristampe. Nel 1959 il romanzo vinse, addirittura, il Premio Strega. Nel 1963 il regista Luchino Visconti lo adattò cinematograficamente  nel film omonimo. Fu un grande film e un grande successo al botteghino, tanto da essere considerato esso stesso un capolavoro di fama mondiale.
Nel 1967, con un libretto scritto da Luigi Squarzina, Angelo Musco ne compose una versione musicale. Nel film di Roberto Andò, del 2000, invece, viene narrata, non il romanzo, ma la parte finale della vita di Giuseppe Tomasi (il film s’intitolava Il manoscritto del Principe), che è oggettivamente come un romanzo.

 

 
 

HOME