«Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di
più stare con le cose che con le persone» (Giuseppe Tomasi di
Lampedusa)
Don Giuseppe Tomasi, 12º duca di Palma, 11º
principe di Lampedusa, barone di Montechiaro, barone della Torretta,
Grande di Spagna di prima classe, nacque a Palermo il 23 dicembre
1896.
Il
padre era Giulio Maria Tomasi e la madre Beatrice
Mastrogiovanni Tasca di Cutò. Di grande famiglia, decisamente
aristocratica, con possedimenti di terre, ville e palazzi (di
altissimo livello storico e architettonico) visse, osservandosi
attorno, nella nobiltà palermitana degli inizi del secolo XX. Seppe
farne tesoro. Giuseppe Tomasi di Lampedusa è per tutti, infatti,
il famoso scrittore che ha composto l’altrettanto noto “Il
Gattopardo”, unico suo libro, ma tale da essere considerato un vero
capolavoro letterario. Lui, però, non lo seppe mai, perché il suo
componimento venne pubblicato postumo. Sostanzialmente il grande
Giuseppe Tomasi non seppe mai d’essere uno scrittore affermato. Ma
le strade della vita a volte sono molto complesse. Nel 1954
Giuseppe Tomasi accompagnò il cugino Lucio Piccolo, allora già
conosciuto come poeta, ad un convegno letterario a San Pellegrino
Terme. Qui conobbe Eugenio Montale e Maria Bellonci. Egli aveva 58
anni e non aveva mai composto granché. E’ al suo ritorno che
Giuseppe Tomasi (dicono) iniziò la stesura de “Il Gattopardo”. Nel
’56 il libro era ultimato e pronto per essere inviato alle case
editrici. Cosa che egli fece, inviandolo alla
Einaudi e alla
Mondadori. Non essendo evidentemente molto fortunato, egli
vide rifiutarsi la pubblicazione. Persino Elio
Vittorini,
della casa editrice Einaudi,
con un clamoroso
errore di giudizio, lo respinse. Probabilmente il Tomasi ne
rimase molto deluso. Ma appena l’anno dopo, a causa di un tumore ai
polmoni, morì il 23 luglio.
Poteva concludersi tutto così.
Invece, nel 1958, Elena Croce inviò il romanzo a Giorgio Bassani,
che ne rimase colpito e lo fece stampare presso la casa editrice
Feltrinelli, con una propria prefazione. Il libro fu talmente un
successo che andò a ruba, costringendo la casa editrice a veloci e
continue ristampe. Nel 1959 il romanzo vinse, addirittura, il Premio
Strega. Nel 1963
il regista Luchino Visconti lo adattò cinematograficamente
nel
film omonimo. Fu
un grande film e un grande successo al botteghino, tanto da essere
considerato esso stesso un capolavoro di fama mondiale.
Nel 1967,
con un libretto scritto
da Luigi Squarzina,
Angelo Musco ne compose una versione musicale. Nel film di
Roberto Andò,
del 2000,
invece, viene narrata, non il romanzo, ma la parte finale della vita
di Giuseppe Tomasi (il film s’intitolava Il
manoscritto del Principe),
che è oggettivamente come un romanzo.
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