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La Villa Aragona, come molte delle grandi ville di
Bagheria, fu realizzata nel Settecento come residenza estiva. Fu,
infatti, costruita tra il 1712 e il 1716,
dall’architetto Giuseppe Mariani, per conto di Luigi
Onofrio Naselli, principe di Aragona. Nel 1803, la villa cambiò
proprietario passando ad Alessandro Filangeri, principe di Cutò.
Essa, da allora, venne denominata Villa Cutò, come lo è tuttora. Il
passaggio di proprietà comportò la modifica del monogramma presente
sul cancello, oggi vi si può leggere, infatti, le due lettere PC
(principe di Cutò). A differenza delle altre residenze aristocratiche, villa Cutò non
presenta ridondanti scalinate esterne in stile barocco. Per
raggiungere il piano nobile si utilizza, infatti, uno scalone
interno composto da due rampe. Sul prospetto principale sono poste
sul frontone due statue all'interno di nicchie, il cui stato, però,
non è dei migliori. Gli interni, molto ricchi, presentano opere ad
affresco, raffiguranti scene bibliche o mitologiche, attribuite al
pittore Guglielmo Borremans. Agli inizi del Novecento, passò di mano diverse volte, ma sempre
in rapporto alla famiglia Filangeri: Alessandro Tasca di Cutò e
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, conosciutissimo come autore del
romanzo “Il Gattopardo” (era legato ai Filangeri per parte materna).
La villa nel 1923 fu venduta da quest’ultimo a delle famiglie
bagheresi non nobili. |
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