Nate
a Napoli si diffusero, nel tempo, anche a Genova e Palermo. Sono le
friggitorie, luoghi particolari dove i fritti la fanno da padroni.
Quelle palermitane hanno un rapporto stretto con la cucina di strada
locale. Anzi, tra gli ambulanti vi sono anche coloro che friggono
ricette particolari della tradizione, come le panelle, direttamente
per le strade.
La cucina siciliana è tutt’altro che
autoctona. Essa è il frutto di tutte le dominazioni e culture
avvicendatesi nell’isola nel corso dei millenni.
A partire dalla cucina
della Magna Grecia
e romana, si passa ai dolci della cultura arabo-normanna,
dalle frattaglie
d’uso ebraico (il pane con la meusa)
alle raffinatezze legate ai grandi pranzi di principi, conti
e baroni (vedi i "Monsù"). Ecco perché la cucina siciliana è
così ricca e variegata. E’ così complessa, che ogni provincia o
comune possiede un proprio piatto locale o una versione particolare
di qualche alimento regionale. Non solo, essa vanta prodotti
conosciutissimi in tutto il mondo. Tra le bevande, per fare un
esempio, spiccano la granita, l’orzata o il latte di mandorla. Tra i
dolci, preferite un cannolo, una fetta di cassata o la frutta di
martorana?
Un settore poco conosciuto è quello della cucina
di strada. Cucina decisamente popolare e, molto spesso, cucina
povera. Da questo tipo di cibo, hanno preso le mosse alimenti di
friggitoria, tavola calda e rosticceria, che, probabilmente, potete
richiedere anche da voi. Sono gli arancini, le focacce ripiene
(dette anche calzoni) o gli spiedini palermitani, chiamati, però,
con un altro nome. Nella cucina di strada, in particolare di
Palermo, troviamo
le panelle, le crocchè, il pani ca meusa, la
frittola, lo sfincione e le stigghiole.
L’elenco, sicuramente, è
misterioso, almeno al di
fuori della Sicilia.
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