La
quarumi
Quarumi in siciliano sta
per "pietanza calda", quindi, viene tradotto in italiano con
la parola “caldume”. In
effetti, è una specialità da strada siciliana che va servita e
mangiata calda e condita, a piacere, con sale, pepe,
olio e una spruzzata di limone. La
quarumi è una vivanda
tipicamente popolare. Essa consiste in viscere di vitello di
vario tipo bollite (ventra, matruzza, centopelle e ziniere). Il
brodo, detto “quarara", contiene cipolle, sedano, carote,
prezzemolo. E’ un tipico piatto di Palermo e Catania.
La
stigghiola
E’ un piatto della cucina
povera siciliana, a base di budella di agnello, cucinate alla brace.
Si può trovare da cuochi ambulanti (detti stigghiulari)
per le strade dell’Isola, in particolare, palermitane.
Le budella di
agnello (a volte sostituite con quelle di capretto o pollo), lavate
abbondantemente con acqua e sale, successivamente condite con
prezzemolo e cipolla (ma non sempre), vengono inserite in uno
spiedino da porre sulla brace calda. Alcuni stigghiulari
usano arrotolale
intorno ad un
porro. Come ovvio, la
stigghiola va servita
calda. Il piatto è talmente inserito nella cucina tradizionale
siciliana, che il
Ministero delle
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) lo ha accluso
nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani
(P.A.T).
La frittola
Nella gastronomia
da "strada" palermitana, sempre creata con gli scari, troviamo
la frittola. Alcuni scarti della macellazione meccanica del
vitello, come pezzetti di carne, grassetti e piccole cartilagini
ossee, non vengono gettati, ma, anzi, passano in un silos, per
essere bolliti ad altissima temperatura. Al termine della cottura,
il prodotto viene torchiato e pressato in blocchi. Questi passaggi
permettono alla frittola di essere commestibile per anni.
Il
frittularu ne
prende una piccola porzione e la fa “rinvenire” il composto
friggendolo nello strutto. Successivamente, viene posto in un
canestro, aggiungendo pepe ed alloro. Indi viene ricoperto con uno
straccio, per mantenerlo caldo. Chi lo richiede, può mangiarlo su un
foglio di carta oleata, o inserito in un panino morbido. Non
bisogna stupirsi della lavorazione degli scarti di vitello, da cui
la frittola. Oggi, si consumano anche le ossa dell’animale, che
vengono polverizzate per diversi usi industriali.
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