La rete ferroviaria
siciliana, a scartamento ridotto, delle Ferrovie dello Stato copriva
l’intera isola, in particolare le province di
Palermo, Trapani, Agrigento,
Caltanissetta ed Enna. Sostanzialmente essa serviva l’area zolfifera
regionale, con collegamenti alla maggior parte di miniere di zolfo.
E’ stata costruita a partire dalla seconda metà dell’Ottocento,
quando le zolfare si trasformarono in vere e proprie industrie
estrattive, con grandi produzioni di minerale da smaltire tramite i
porti regionali, collegati via ferroviaria.
Le tratte furono progettate e realizzate durante la
gestione provvisoria delle Ferrovie Meridionali, in un primo tempo,
e poi dalla Rete Sicula, con la realizzazione delle Ferrovie dello
Stato.
Le ferrovie in Sicilia sono gestite
essenzialmente dalle
Ferrovie dello Stato. Unica eccezione, la Ferrovia
Circumetnea, che copre la tratta Catania-Randazzo-Riposto, a
scartamento ridotto, di
111
km di lunghezza. In
teoria dal 1986 non vi sono in Sicilia che ferrovie a scartamento
normale. Tuttavia, dopo gli anni sessanta del secolo scorso, molti
chilometri di linea sono stati dismessi. Questo a causa della
concorrenza con linee stradali ed autostradali, ma, soprattutto,
perché, con la chiusura di tutte le zolfatare siciliane, il
trasporto dei minerali estratti è cessato del tutto.
Tutti
sanno che la prima ferrovia italiana fu la Napoli-Portici, costruita
nel 1839, dal governo borbonico del Regno delle due Sicilie. Era, se
vogliamo, una tecnologia all’avanguardia per il tempo. La
ferrovia interessava, però, soprattutto, in Sicilia. Sin dal secolo
XVIII erano state aperte nell’isola le prime miniere di zolfo. Nella
prima metà dell’Ottocento, l’estrazione raggiunse livelli
industriali molto sostenuti. Essendo stata individuata l’area
zolfifera, in particolare, nella zona centrale della regione, gli imprenditori locali
iniziarono a chiedere la costruzione di ferrovie, atte al trasporto
dello zolfo verso i maggiori porti siciliani. Se, nel 1859,
l'imprenditore palermitano Gaspare Ciprì pubblicava il giornale
Le ferrovie sicule,
sull’onda dell’innovazione, cercò anche di costituire delle società
con capitali esteri, per la realizzazione di due tratte fondamentali
per la Sicilia. La prima, la Palermo-Bagheria, avrebbe
trasportato lo zolfo di
Lercara al porto di Palermo, mentre la seconda, la
Caltanissetta-Licata, avrebbe convogliato lo zolfo del nisseno verso
il porto di Licata.
Quasi contemporaneamente
l'Istituto palermitano per la promozione dell'agricoltura, delle
arti e dei mestieri, indisse un concorso per la progettazione di
ferrovie collegate all’attività estrattiva. Il progetto vincitore
prospettava la costruzione della
ferrovia Palermo-Girgenti (l’attuale Agrigento) con una
diramazione diretta a Caltanissetta e Licata (sul versante
meridionale). Con l’arrivo di Garibaldi in Sicilia e l’istaurazione
del Governo Provvisorio Dittatoriale, tutte queste idee e buoni
propositi sembrarono avere buon fine. Nel
settembre 1860,
si giunse ad una Convenzione con la
cosiddetta Società Adami e Lemmi per la realizzazione della nuova
rete ferroviaria siciliana. La società era costituita dai
banchieri livornesi Pietro Augusto Adami e Adriano Lemmi, quindi
pronti a finanziare i lavori. Tuttavia, poco dopo la costituzione
del Regno d’Italia, l’accordo fu scisso e riformulato
con la Società
Vittorio Emanuele, che
si basava, per lo più, su finanziamenti francesi.
La prima tratta
ferroviaria ad essere conclusa in Sicilia fu la breve
Palermo-Bagheria, nel 1863. Ciononostante, i lavori
iniziarono
sostanzialmente verso gli anni settanta dell’Ottocento, ma tra
difficoltà finanziarie e costruttive, i lavori di realizzazione
procedettero molto a rilento. In varie occasioni, infatti, gli
imprenditori zolfiferi siciliani se ne lamentarono. Furono appaltate
le tratte Palermo-Messina e la Palermo-Catania, che attraversava la
zona delle più importanti zolfare. Nonostante questo, la linea
ferroviaria Messina-Catania-Siracu fu inaugurata, con successo, nel
1871. Diverse furono le tratte che, non avendo un collegamento
diretto con l’estrazione dello zolfo, furono realizzate come
linee complementari,
cioè, finanziate dagli enti
locali, come, ad esempio,
la
linea costiera tra Licata e Siracusa.
Tra le realizzazioni, possiamo ricordare anche la ferrovia
Circumetnea (un quasi anello che cinge il vulcano), che fu costruita
dall’imprenditore Robert Trewhella, e inaugurata nel 1898. Fu
richiesto il suo prolungamento verso i comuni a nord della provincia
ennese, ma senza esiti. La Circumetnea, tra l’altro, è una delle
poche tratte da allora ancora in funzione.
Nonostante la
grande quantità di tracciati ferroviari realizzati, molti altri
progetti redatti non trovarono la relativa messa in opera. Con
l’andare del tempo e la realizzazione di strade carrabili,
l’interesse verso le ferrovie scemò, e gli investimenti in tale
direzione finirono. Tra le tratte non realizzate troviamo, ad
esempio, quella che permetteva il superamento da Enna delle Madonie,
non più attraverso il
valico della Misericordia
(con una pendenza del
32 per mille),
ma attraverso un nuovo valico, con una pendenza del 21 per
mille.
Il vero motore dello sviluppo ferroviario siciliano
registratosi alla fine dell’Ottocento, era dovuto all’importanza dei
bacini zolfiferi, collocati nelle aree interne della Sicilia. Con la
crisi del settore estrattivo, e la successiva chiusura delle zolfare, alla
fine degli anni sessanta, si è perso il senso stesso delle linee
ferrate. Molti tracciati, quindi, sono stati dismessi. Le FS,
inoltre hanno progressivamente abbandonato il trasporto di merci
tramite ferrovia. A questo si aggiunge la nuova filosofia che,
abbandonando i treni o i trasporti a breve tragitto, preferisce il
cosiddetto treno completo.
La nuova parola
d’ordine di moda per quanto riguarda le ferrovie è “Alta velocità”,
anche in Sicilia. Si è, perciò, prefigurata una nuova linea in tal
senso: Messina-Catania-Palermo. Questa sarebbe interamente da
costruire, con ponti e gallerie, ma anche poche fermate lungo il
tragitto. Non verrebbero utilizzati tracciati già esistenti.
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