Nella
fitta rete ferroviaria, che venne creandosi in Sicilia a cavallo del
secolo XIX e XX, anche la tratta che da Agrigento portava a Licata
aveva una sua grande importanza. Infatti, le miniere di zolfo
collocate nella zona interna della Sicilia (le province di Enna,
Agrigento e Caltanissetta) attraverso la ferrovia, potevano
trasferire lo zolfo estratto ai porti sulla costa, come, ad esempio,
quelli di Porto Empedocle, Licata e Palma di Montechiaro. Le varie diramazioni, inoltre, toccando i
piccoli paesi, praticamente irraggiungibili con altri mezzi,
permettevano lo spostamento dei
minatori pendolari che dalle vicinanze
potevano recarsi al lavoro
nelle specifiche zolfare.
Questa tratta, perciò, aveva numerose diramazioni.
Essa toccava
Agrigento Bassa, Margonia, Naro,
Palma di Montechiaro e
Licata, e da Margonia si
poteva proseguire per Canicattì. Le località più interne, a quota
più alte, venivano raggiunte con binari a cremagliera. Questo tipo
di percorrenza a cremagliera venne applicato nella linea per
10,8 km circa, in soli sei tratti.
Anche questa ferrovia era a
scartamento ridotto. Vennero utilizzate sulla tratta soltanto
locomotive a vapore.
La tratta venne progettata abbastanza presto, in rapporto
alla Legge Baccarini del 1879. Essendo ritenuta, però,
secondaria, si iniziò a realizzarla solo a partire dal 1902, quando
venne approvata da un'apposita Regia Commissione. Fu creata in
totale economia (a scartamento ridotto), con un tracciato molto
tortuoso, per non dover realizzare ponti, viadotti o gallerie,
troppo costose. La sua costruzione fu lentissima. Nel 1911, si
consegnò la tratta tra Canicattì e Naro, e poi Camastra. Nel 1915,
questa linea giunse a Licata. Dopo gli anni della prima guerra
mondiale, nel 1921, fu conclusa la Agrigento-Favara- Margonia. Quest’ultima era una località in aperta
campagna, a 2 km da Naro. Sempre per risparmiare, non venne
realizzata la relativa stazione, ma soltanto in bivio ferroviario
per le diramazioni previste. L’ultimo tratto, quello tra Agrigento
bassa e Agrigento Centrale (3 km in tutto) fu portato a termine nel
1933. Quando la tratta ferroviaria giunse a conclusione le stesse
aree minerarie di Favara, Naro e Palma di Montechiaro erano
entrate in quella crisi che, negli anni cinquanta, azzerò la
produzione degli zolfi in Sicilia. In più, la realizzazione (per
tempo) di linee ferroviarie nell’area di Caltanissetta, relazionate
con il porto di Catania,
aveva favorito quelle a discapito delle province di Enna ed
Agrigento. La ritardata costruzione non favorì, quindi, l’attività
estrattiva,ma, negli anni venti, favorì quella agricola della zona.
Ma, se ciò, non bastasse, si stava sviluppando il trasporto su
strada, che fece ritenere, 30 anni dopo, superata la tecnologia
ferroviaria. In conclusione, il servizio su questa linea
ferroviaria, nel 1958, venne soppresso e, nel 1959, la tratta venne
del tutto smantellata.
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