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La strana evoluzione delle ferrovie siciliane 

Le ferrovie in Sicilia
Il binomio zolfare-ferrovie
L'ottica d'esercizio attuale
L'errore dello scartamento ridotto
La rete ferroviaria scomparsa
Gli imprenditori di Sikelia
La ferrovia Circumetnea
La ferrovia Agrigento-Licata
La ferrovia Lercara-Magazzolo
La stazione di Dittaino
La stazione di Porto Empedocle

Le zolfare siciliane

Video sulle ferrovie siciliane
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LE FERROVIE SICILIANE DEL PASSATO

          La grande produzione di zolfo,
    in Sicilia, richiese la costruzione di
    linee ferroviarie, allora
    all’avanguardia, per esportarlo.
    Fu realizzata una fitta maglia di
    strade ferrate, Di questo
    sorprendente passato rimane poco.

   

     La ferrovia Agrigento-Licata

     
     

 
 

Il treno arriva a Valguarnera

Foto da Wikimedia Commons

 





 

Nella fitta rete ferroviaria, che venne creandosi in Sicilia a cavallo del secolo XIX e XX, anche la tratta che da Agrigento portava a Licata aveva una sua grande importanza. Infatti, le miniere di zolfo collocate nella zona interna della Sicilia (le province di Enna, Agrigento e Caltanissetta) attraverso la ferrovia, potevano trasferire lo zolfo estratto ai porti sulla costa, come, ad esempio, quelli di Porto Empedocle, Licata e Palma di Montechiaro.
Le varie diramazioni, inoltre, toccando i piccoli paesi, praticamente irraggiungibili con altri mezzi, permettevano lo spostamento dei
minatori pendolari che dalle vicinanze  potevano recarsi al lavoro nelle specifiche zolfare. Questa tratta, perciò, aveva numerose diramazioni. Essa toccava Agrigento Bassa, Margonia, Naro, Palma di Montechiaro e Licata, e da Margonia si poteva proseguire per Canicattì. Le località più interne, a quota più alte, venivano raggiunte con binari a cremagliera. Questo tipo di percorrenza a cremagliera venne applicato nella linea per 10,8 km circa, in soli sei tratti. Anche questa ferrovia era a scartamento ridotto. Vennero utilizzate sulla tratta soltanto locomotive a vapore.

La tratta venne progettata abbastanza presto, in rapporto
alla Legge Baccarini del 1879. Essendo ritenuta, però, secondaria, si iniziò a realizzarla solo a partire dal 1902, quando venne approvata da un'apposita Regia Commissione. Fu creata in totale economia (a scartamento ridotto), con un tracciato molto tortuoso, per non dover realizzare ponti, viadotti o gallerie, troppo costose.
La sua costruzione fu lentissima. Nel 1911, si consegnò la tratta tra Canicattì e Naro, e poi Camastra. Nel 1915, questa linea giunse a Licata. Dopo gli anni della prima guerra mondiale, nel 1921, fu conclusa la Agrigento-Favara- Margonia. Quest’ultima era una località in aperta campagna, a 2 km da Naro. Sempre per risparmiare, non venne realizzata la relativa stazione, ma soltanto in bivio ferroviario per le diramazioni previste. L’ultimo tratto, quello tra Agrigento bassa e Agrigento Centrale (3 km in tutto) fu portato a termine nel 1933.
Quando la tratta ferroviaria giunse a conclusione le stesse aree minerarie
di Favara, Naro e Palma di Montechiaro erano entrate in quella crisi che, negli anni cinquanta, azzerò la produzione degli zolfi in Sicilia. In più, la realizzazione (per tempo) di linee ferroviarie nell’area di Caltanissetta, relazionate  con il porto di Catania, aveva favorito quelle a discapito delle province di Enna ed Agrigento. La ritardata costruzione non favorì, quindi, l’attività estrattiva,ma, negli anni venti, favorì quella agricola della zona. Ma, se ciò, non bastasse, si stava sviluppando il trasporto su strada, che fece ritenere, 30 anni dopo, superata la tecnologia ferroviaria.
In conclusione, il servizio su questa linea ferroviaria, nel 1958, venne soppresso e, nel 1959, la tratta venne del tutto smantellata.

 
 

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