Il progressivo sviluppo
della rete ferroviaria siciliana si è sostanzialmente fermato
durante il ventennio fascista. Dopo il secondo conflitto mondiale,
con la chiusura delle zolfare, invece, si è iniziato, con un
decreto, a dismettere le linee già esistenti, ritenute troppo
onerose. E’ capitato, così, che alcuni comuni dell’interno
dell’isola, persero l’unico collegamento infrastrutturale che
avevano. Dopo la prima ondata, più recentemente, con un successivo
decreto, se ne è avuta una seconda, molto simile alla prima. Per il
momento, alcune tratte sono state ulteriormente sospese, mentre se
ne disconosce il destino di altre.
L’ottica dell’esercizio
della rete ferroviaria regionale, attualmente,
si è modificata di molto. Treni completi su specifiche (e poche)
tratte principali. Sinteticamente, la nuova realtà comprende tre
dorsali: quella tirrenica,
quella jonica e quella
centrale sicula.
La prima prevede il
collegamento tra
Messina e Palermo, con un
significativo prolungamento per l’Aeroporto palermitano di Punta
Raisi e per Trapani, sull’estremità occidentale; la dorsale jonica
riguarda la grande tratta Messina-Catania-Siracusa;
la centrale sicula
collega Palermo con Catania, passando nell’area centrale, con
stazioni ad Enna e Caltanissetta. Tra le altre linee esistenti,
in esercizio, ma ritenute secondarie, si contano:
la
Siracusa-Ragusa-Gela-Canicattì e la Alcamo-Castelvetrano-Trapani.
Queste hanno una grande importanza per il traffico dei pendolari e
toccano, perciò, molti piccoli comuni nel loro tragitto. Unitamente
alla Circumetnea vengono considerate, però, di puro servizio.
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