L'età paleolitica
E’ presente il paleolitico superiore nelle grotte e nelle stazioni
sicule di Marina di Ragusa, del monte Pellegrino presso Palermo e
dell’isola di Lèvanzo.
I graffiti di Lèvanzo e delle grotte dell’ Addàura del monte
Pellegrino di Palermo si riferiscono alla fauna del paleolitico
superiore (Bos primi genius, Cervus elaphus, Equus hydruntinus);
negli uni, c’è un cerbiatto che volge la testa, «prima felice
deviazione dallo schematico contorno del profilo»; negli altri
prevale la figura umana, e non isolata, ma in grandi composizioni,
che sembrano ispirate a riti religiosi primitivi. È qui che l’arte
trova le sue prime espressioni, nella storia della civiltà umana.
L'età
neolitica Per tutto il neolitico (che in Sicilia
va dal 7000 circa al 2500 circa a.C.) vi è presenza di
ceramica, oltre che di industria litica. E la ceramica ha in
qualche modo attratto l’attenzione degli archeologi «classici»,
come Luigi Bernabò Brea e Vincenzo La Rosa.
Nel territorio di Centuripe (Enna), è stato rinvenuto un riparo
sotto roccia, con pitture in ocra rossa, tra cui una figura
umana alta una ventina di cm; con le braccia larghe e con
gonnellino, una rete (trappola), e figure simboliche. Questo sito è
stato chiamato «Riparo Cassataro» dal nome dello scopritore,
la ceramica nacque insieme con l’uso di decorarla per
impressione, prima della cottura. All’inizio fu suggestivamente
decorata mediante semplici impressioni col polpastrello o con
l’unghia (ceramica ungulata), o col bordo di conchiglie (ad esempio
col cardium: ceramica cardiale), o mediante fori fatti con un
bastoncino. Successivamente vennero usati stampini in osso.
I graffiti presenti sulle pareti della grotta Addaura, Monte
Pellegrino (Palermo), ascrivibili al paleolitico recente — ovvero a
circa 20.000 anni fa, — vengono considerati come una delle
manifestazioni più antiche della presenza dell’uomo in
Sicilia.
Nell’età neolitica appare la ceramica con forme semplici,
ma già artisticamente decorata, come si è trovata nelle stazioni
neolitiche sicule di Matrensa (Siracusa) e di Stentinello
(Siracusa), di Serraferlicchio (Agrigento) e di monte Tabuto
(Ragusa). I commerci marittimi, incrementati dall’invenzione della
vela e del remo, permettono quell’unità mediterranea che nel
paleolitico era avvenuta prevalentemente attraverso la terraferma.
La cultura tipica siciliana di questo periodo è quella che prende
nome dal villaggio trincerato di Stentinello, che è contraddistinta
dalla ceramica decorata a impressioni ottenute sulla creta molle con
l’unghia, con punzoni o con l’orlo di conchiglie, con grande varietà
di tipi di tazze, scodelle, brocche e boccali. Il neolitico siculo
ebbe il suo più vivace sviluppo nelle isole Eolie, a causa
dell’attivo commercio dell’ossidiana, più tagliente della silice, e
quindi più ricercata per la fabbricazione di utensili prima della
scoperta dei metalli. Bellissime, di questo periodo, sono le anse a
rocchetto di taluni vasi eoliam, che coi loro complicati
avvolgimenti indicano a quale raffinatezza fosse giunta l’arte di
questi primitivi abitatori della Sicilia.
L'età
eneolitica La Sicilia conobbe il rame, importato con
ogni probabilità attraverso il mare Africano, e da essa trasmesso
all’Italia attraverso lo stretto di Messina. I villaggi di capanne
si circondano di una profonda trincea a difesa dell’abitato, come
avviene a Castelluccio, presso Siracusa; ma la civiltà eneolitica
della Sicilia ha un carattere meno unitario di quella delle stazioni
del continente, perché più esposta alle diverse culture della Grecia
continentale, e anatoliche. Le ceramiche si trasformano
continuamente, come vediamo dai reperti delle grotte della Chiusazza
e del Conzo a Canicattini Bagni, presso Siracusa, del villaggio di
San Cono, nei monti Iblei, del villaggio di Piano Notaro, presso
Gela, e le stazioni della Conca d’oro, presso Palermo. Le ceramiche
più belle di questo periodo sono quelle di Serraferlicchio, dipinte
in nero opaco sul fondo rosso vivo con motivi geometrici nuovi, come
fasci di segmenti, alveoli e reticolati.
L'età del
bronzo In questo periodo si intensificano i commerci
della Sicilia con i popoli del Mediterraneo orientale. In essa
possiamo distinguere tre fasi:
antica età del bronzo, caratterizzata dal villaggio e
dalla necropoli di Castelluccio, presso Noto, dalle tombe rupestri
di Naro (Agrigento), di Partanna e del villaggio siculo di Capo
Graziano nell’isola di Filicudi (Eolie);
media età del bronzo, caratterizzata . ~ necropoli
siracusane del Plemmirio, di Matrensa, di Cozzo pantàno e della
penisola di Tapso (oggi Magnisi, presso Augusta);
tarda età del bronzo o prima età del ferro ,
caratterizzata dalla grandiosa necropoli di Pantàlica nella valle
del fiume Anapo presso Siracusa (tredicesimo-ottavo secolo a.C.),
dove la roccia calcarea è traforata da oltre cinquemila sepolcri.
Gli stretti legami della civiltà sicula col mondo egeo-cretese
sono testimoniati dai portali in pietra delle tombe di Castelluccio,
che recano il motivo miceneo della doppia spirale, e dalle
placchette in osso decorate da globuli a rilievo, identiche a quelle
trovate nelle tombe coeve di Malta, del Peloponneso e della Troade;
nonché da ceramiche, da spade e da fibbie di chiara influenza
egeo-cretese. Di influenza mediterraneo-occidentale è il bicchiere
campaniforme di tipo iberico, trovato tanto a Villafrati quanto a
Torrebigini
L'età del ferro Nell’età
del ferro si accentua invece l’imitazione della ceramica greca, come
è evidente nelle necropoli di Barcellona (Messina), di Monte
Finocchito, presso Noto, e soprattutto di Sant’ Angelo Muxaro
(Agrigento). Si isteriuiscono le industrie locali, sia ceramiche
che metallurgiche, per l’imitazione greca; mentre rimangono.di
schietta fattura sicula i bronzetti dì Sant’Agata di Militello, di
Centuripe e di Vizzini, databili al va secolo. Ma non passerà molto
che si potrà datare la fine della vera e propria civiltà sicula:
basteranno cento anni, come è dimostrato dai reperti della
necropoli di Licodia Eubea (vi secolo a.C.), in cui il vasellame
attico e l’oreficeria greca hanno assoluta preponderanza sul
materiale indigeno. La Sicilia è già entrata nell’orbita culturale
ellenica: l’opera di colonizzazione greca, iniziata nell’viri
secolo, è ormai un fatto compiuto.
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