Un
megalito, generalmente,
è una o più grandi pietre, infisse nel terreno od organizzate in
modo da creare una struttura (nei dolmen). Tra di esse non
presentano l’uso
di leganti (calce o cemento). L’etimologia di “megalito”, dal greco
antico, sta infatti ad indicare una “grande pietra”. Hanno varia
tipologia e complessità. Il megalito più semplice è il menhir, una
grande pietra, grezza o appena sbozzata, infissa direttamente
nel terreno. Esistono, tuttavia, delle vere strutture megalitiche,
molto grandi e composte, come le fortificazioni
dell'acropoli di
Alatri o di alcuni nuraghi in Sardegna. Sono datati, per lo più, al
periodo neolitico o all'età del bronzo (4500 - 1500 a.C.)
Poiché sono state ritrovate in molte parti del mondo, quindi
create da diversi popoli, risalenti ad epoche differenti, era stata
avanzata l’ipotesi (nel XX secolo) dell’esistenza di una "Cultura
Megalitica" di livello mondiale. Datazioni ed altri elementi, però,
sembrano confutarla. Un’altra
interpretazione,
poi si rivelò non vera, fu formulata da Jacques Cambry, nel 1805,
che individuava in un culto celtico (gli antichi druidi) la realizzazione
di queste costruzioni. Pur non essendo reale, molti lo credono
ancora tutt’oggi. La definizione di altre ipotesi non si ferma
qui. Colin Renfrew ha ipotizzato l’uso “demarcatorio” delle
strutture megalitiche, soprattutto, nelle area atlantiche della
Francia, della Manica e del Mare del Nord. La presenza di esse,
secondo lo studioso, segnava il confine di pertinenza territoriale
di una comunità, segnalando la potenza ed il prestigio di essa, a
scopo “intimidatorio” per eventuali nemici. Lo studioso italiano
Salvatore Piccolo, ritiene, invece, che l’origine dei megaliti nasca
dallo stupore dinanzi a forme rocciose naturali. Ciò scatenò
l’imitazione religiosa di esse con
menhir e
dolmen, nei
confronti della grandezza di divinità naturali.
La riscoperta
in Europa dei megaliti inizia nel Settecento con il
Conte di Caylus,
che individua il sito di Carnac. Seguentemente Legrand d'Aussy
formula l’ipotesi che si tratti di antiche
tombe
galliche, Per
primo utilizzò i termini di menhir e dolmen,
presi dal linguaggio
bretone, che sono poi divenuti d’uso generale.
La particolarità delle costruzioni megalitiche sta anche nel fatto
che esse siano state scoperte anche fuori dall’Europa. In Brasile,
ad esempio, esiste il sito archeologico di Calçoene, vicino alla
città omonima. In questo il naturalista Emilio Goeldi,
rilevò delle pietre megalitiche, verso la fine dell’Ottocento. Nel
1920, l’archeologo Curt Nimuendajú parlò di 9 gruppi di megaliti
presenti nell’area. Ciononostante, il vero primo programma di
ricerche in questo sito archeologico è partito solo nel 2005. E’
stato ipotizzato
che il megalito fosse utilizzato come osservatorio astronomico dalla
popolazione locale. Come Stonehenge in Inghilterra, anche queste
costruzioni potevano essere volte alla misurazione temporale,
individuazione dei solstizi e degli equinozi, e, riferite a
specifiche stelle per l'orientamento astronomico. Poco conosciuti
da noi sono i megaliti asiatici, dove, anzi, se ne trovano
moltissimi. In Turchia è localizzato il primo esempio di
tempio realizzato in pietra (11500-8000 a.C. circa), precisamente,
presso Göbekli
Tepe. Molte sono le presenze di megaliti nell’area russa,
nell'area caucasica w in Ucraina. In Asia, le culture del luogo
hanno dato vita a molti monumenti, simili a quelli europei. Li
troviamo in India,
in Cina, Corea e Giappone. In quest’ultimo paese, sono sorti templi
Indù e Scintoisti, anche partendo dalla base di costruzioni
megalitiche.
In Europa, a questa tipologia si sono
allacciate
leggende, fantasie e credenze popolari, che immaginavano i megaliti
come le case di nani, gnomi o altri esseri fantastici. Essi,
naturalmente erano stati costruiti da fate o da giganti mitologici. |