Nell'età
del bronzo (nella sua parte finale), si forma la cosiddetta
Cultura
protovillanoviana (la definizione è di G. Patroni). Lo
studioso, nel 1937,
coniò il termine per indicare quelle affinità esistenti tra le
culture italiche contemporanee, tra il 1175 ed il 960
a.C.. In questo periodo si realizzarono reciproche influenze tra la
cultura
appenninica del bronzo e le culture nord-orientali delle Alpi. Tali
influssi portarono ad una cultura uniforme nella penisola (la
protovillanoviana), dal nord fino alla Sicilia orientale (a Milazzo
e, in particolare, nell'isola di Lipari),
comuni sia nelle abitazioni che nelle tombe. Anche nel campo
della ceramica e della metallurgia, le produzioni presentano
affinità fortissime. I vasi hanno comuni solcature con motivi
geometrici, mentre la forgiatura del bronzo laminato presenta
decorazioni a sbalzo, denominate "a borchiette e puntini".
L’originario termine “villanoviano” (da cui
protovillanoviano)
nasce nel XIX secolo, quando il conte Giovanni Gozzadini (nel
1850) rinvenne nei pressi di Bologna (in un paesino che diede il
nome) un vaso funerario dalla strana forma biconica chiuso con una
specie di scodella. Le pratiche funebri, in effetti, si
uniformano perfettamente nella cremazione dei defunti. Le ceneri,
successivamente, venivano contenute in un’urna cineraria ceramica
biconica, lavorata un po’ rozzamente, decorata con motivi a rette,
segmenti, depressioni e, in ogni caso, disegni geometrici,
realizzati tramite solcature precedenti la cottura del vaso. Nel
meridione, queste decorazioni venivano effettuate anche con la
semplice pittura, similmente al contemporaneo protogeometrico greco.
Nel caso di guerrieri, spesso la scodella superiore era sostituita
dal suo elmo. A volte il vaso di argilla richiamava la forma di una
capanna. La cultura italica di questo periodo, per quanto
riguarda le usanze funebri, presenta possibili collegamenti con le
culture del nord Europa ed, in particolare, della valle del Danubio,
Nel
protovillanoviano gli insediamenti non erano di grandi dimensioni
(50-100 persone), che si formavano su alture più difendibili,
ma spesso presentavano anche delle fortificazioni. I pochi centri di
maggiori dimensioni (parliamo di 500-1000 individui) influenzavano
la politica dei piccoli.
L'agricoltura, l'allevamento e la pastorizia caratterizzavano la
popolazione villanoviana, ma erano svolte pure attività
connesse all’estrazione di minerali e alla successiva metallurgia.
Gli scambi commerciali si intensificarono e svilupparono nello
svolgersi del tempo. In ogni caso, l'Italia centrale godeva di una
posizione invidiabile (qui si formò la civiltà etrusca), facendo
parte di un "circuito commerciale", via mare e via terra, con le
popolazioni dell'Egeo, della Francia del sud e con le isole della
Sardegna e della Sicilia. I sempre maggiori traffici commerciali
con le civiltà orientali, quella greca e quella di tipo fenicio
cartaginese, aumentarono gli interessi di queste verso la penisola
italica. Nel Meridione, con l’arrivo dei greci e della loro cultura
(dall’VIII secolo a.C.), e l’ulteriore sviluppo culturale, divise in
due l’Italia.
|