La cultura di Thapsos, relazionata all’omonima
città, è stata definita da scavi archeologici che riguardano
soprattutto quest’ultima. La città era posta nella penisola di
Magnisi, tra Augusta e Siracusa, perdurando, in particolare, tra il
1500 a.C. e il 1200 a.C., epoca in cui la cultura legata ad essa
influenzò l’intera Sicilia. Questa cultura riguardò centri abitativi
situati sulla costa, ma anche nei piccoli collocati verso il centro
dell’isola. Il nome Thapsos è d’origine greca, formulato al loro
arrivo in Sicilia. In questo periodo (età del bronzo)
coesistettero più culture d’origine diversa e con riferimenti
altrettanto diversi. Tant’è che la cultura di Thapsos, generalmente,
è rapportata con quella di Pantalica. Essa, infatti, si suddivide in
tre grandi periodi: Il primo, antecedente alla cultura di Pantalica,
il secondo
contemporaneo a questa, e il
terzo che continua fino al termine
della stessa età del bronzo. L’importanza di questo centro
abitato d’origine molto antica è dimostrato dal calibro degli
studiosi che nel tempo si sono applicati nella definizione della
cultura che da essa emanò. Tra questi, a titolo d’esempio, i nomi di
Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea o le ricerche del Voza.
I
rituali funebri di Thapsos erano legati a necropoli formate
principalmente da tombe dalla forma a tholos.
Alcuni studiosi le
ritengono derivanti dalla cultura micenea, altri, più
semplicemente, dalla tipologia della capanna. Le abitazioni della
popolazioni erano, infatti, costituite di normali
capanne, realizzate con muri
di pietre e di forma, per lo più, circolare. Se ne trovano,
tuttavia, anche alcune dalla forma rettangolare. L'economia di
Thapsos s basava su agricoltura, pastorizia, caccia e pesca. Anche
in questa città, tuttavia, non mancava la produzione di ceramiche,
caratterizzate da un proprio stile. Il vasellame presentava, ad
esempio, uno sfondo scuro, dove emergevano decorazioni con cordoni
vegetali a festoni o con motivi geometrici incisi. Si producevano
anche scodelle, orcioli e tazze, caratterizzate da
anse biforcate, e grandi
bacili con curiosi piedi a forma di tromba. Il materiale
ceramico, unitamente ad armi in bronzo, veniva commercializzato con
la civiltà micenea, con popolazioni della cultura del Milazzese"
delle Eolie e con quella propria dell’Appennino
protovillanoviano.
La Cultura Eoliana
Mentre in Sicilia si
affermavano la Cultura di Castelluccio e quella di Thapsos, a Capo
Graziano, nell'isola di Filicudi, unitamente
all’isola di Lipari, nasceva
la cosiddetta Cultura Eoliana. Lipari era stata abitata sin dal
4000 a.C., nell'età neolitica. Ad attirare le genti fu l’elevata
quantità di ossidiana presente nelle Eolie. Allora questo materiale
lavico aveva una grande importanza come arma da taglio, il più
tagliente all'epocain tutto il Mediterraneo. La sua
commercializzazione fu un tutt’uno. L’ossidiana veniva esportata
verso la Sicilia, l'Italia meridionale, la Liguria e la Provenza, ma
anche la Dalmazia.
La popolazione, attraverso i nutritissimi
scambi commerciali, si arricchì velocemente, acquisendo una propria
cultura e civiltà. Poggiando
più sul commercio che sull'agricoltura, si diffusero, sulle sette
isole dell’arcipelago, capanne circolari con pietre a secco, ed una
propria arte ceramica. Tra il XVI e il XIV secolo a.C. , le
isole Eolie divennero oltretutto porto di passaggio per le navi che
dalla Britannia, passando per lo stretto di Messina, portavano
metalli, in particolare lo stagno, verso il Medio Oriente.
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