Nei territori a pascolo siciliani, soprattutto della
zona dei Nebrodi, è facile incontrare piccole costruzioni fatte di
pietre a secco. Sono i cosiddetti cubburi. Essi derivano dalle
antiche tombe a tholos, tanto da essere nominati casotti o capanni a
thòlos. Di derivazione araba sono, invece, i nomi di cubo o cuba. Il
termine “Cubburo” risale al latino “cubescere”, cioè, dormire
raccolti.
Se le prime costruzioni funebri, i dolmen, in età
megalitica, erano sicuramente difficoltose nella posa delle grandi
pietre, quelle di età successiva, i defunti posti sotto un
normalissimo cumulo di pietre, non soddisfacevano appieno. Solo
quando si introdusse la tipologia a tholos, questa si sidduse
velocemente. Era facile trovare le pietre, molto più piccole delle
precedenti, per poi metterle in opera secondo modalità semplici, ma
architettoniche. Dalla tipologia a tholos al cuburro, un rifugio
momentaneo per la notte, il passo fu breve. Poiché le varie
costruzioni avevano un riferimento unico, i cubburi sono molto
simili, non solo ai
dammusi della
Sicilia
del sud-est, ma principalmente con le caciare
marchigiane, i nuraghi sardi e i trulli pugliesi.
I cubburi
venivano eretti con pianta circolare, su terreni leggermente in
pendenza, senza usare malta. Anche queste costruzioni presentavano,
per lo più, un tetto a cupola, dall’altezza non ben precisata, come
per i tholos. L’ingresso, spesso molto basso, veniva chiuso da una
porta dal sistema trilitico. Inizialmente erano di dimensioni
ridotte, crebbe col passare del tempo, divenendo poi anche una
costruzione a carattere abitativo.
I cubburi, poiché erano di
facile costruzione resistentissimi, anche alle intemperie e ogni
tipo di calamità, furono
costruiti nelle campagne siciliane agli inizi del XX secolo.
Essi sono usuali nel paesaggio dei Nebrodi, soprattutto nei
comuni di Montalbano Elicona,
San Piero Patti,
Raccuja, Floresta, Roccella Valdemone e Tripi.
I dammusi
Il dammuso di Pantelleria è simile al cubburo, ma presenta
caratteristiche proprie. Ad esempio, possiede una pianta
quadrangolare e una copertura a cupola o, a volte, a botte. La
murata a secco presenta un duplice paramento. I dammusi dell'isola
di Pantelleria, oltre che come abitazione, vengono
utilizzati, oggi, per la raccolta di acqua piovana, quindi non
salata, con i quali l’isola si autoalimenta per bere.
I
dammusi, invece, dei monti iblei sono una tipologia architettonica
totalmente diversa da quella dei dammusi di Pantelleria. Essi
costituiscono un abitazione realizzata partendo da una grotta
naturale e poi ampliata nel tempo. Questi monti possiedono,
infatti, un
carsismo tipico, che ha offerto con le sue grotte e cavità,
rifugio a popolazioni primitive. Lo stesso popolo dei Siculi, ne
sfruttò le possibilità, intorno all'VIII
secolo a.C., sia per i riti funebri (inizialmente), sia
successivamente come abitazione. Ancora, sotto il dominio srabo, le
grotte vennero ampliate ulteriormente con murature a secco.
Nella parte storica di Modica sono ancora visibili piccole
abitazioni originate da grotte. Lo sfruttamento di grotte esistenti,
come habitat di partenza, sugli Iblei, presenta cavità con
archi a tutto sesto in pietra, o foderate e ampliate
per aumentarne la superfice di calpestio. I dammusi si
concentrano in particolar modo nei comuni di
Palazzolo Acreide,
Buscemi,
Buccheri,
Ferla e
Cassaro.
|