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Il Teatro greco nella Sicilia classica |
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Energia di sintesi tra rito e mito, musica, pantomima e
testo, così il teatro greco riusciva a colpire il suo spettatore
coinvolgendolo emotivamente e civilmente. Sicuramente fondamentali
nella trasmissione dei contenuti dei drammi classici, straordinari
per universalità e attualità, furono anche le strutture che
ospitavano tali pièce. I teatri greci, infatti, si impongono ancora
oggi per l'eccezionale funzionalità e sintesi degli ambienti, per la
straordinaria posizione paesaggistica e per la perizia
architettonica davvero impressionante, soprattutto se si considera
che i primi edifici di tale tipologia si datano al V sec. a.C. La Sicilia può oggi permettersi la riproposizione delle opere di
Eschilo, Sofocle, Euripide nei loro ambienti d'origine, ossia nelle
cavee teatrali greche mirabilmente conservate dal tempo proprio
grazie alla loro solidità strutturale. Soltanto in Sicilia, infatti,
si contano almeno sei grandi teatri (Siracusa, Segesta, Taormina,
Tindari, Palazzolo Acreide, Eraclea Minoa), la maggior parte dei
quali sono sedi di rappresentazioni classiche, nel segno di una
voluta sottolineata continuità con le nostre origini. Trasferendosi
in Italia i Greci vi portarono la struttura essenziale delle loro
città, con l'agorà, l'impianto urbanistico reticolare ortogonale, e
l'area sacra, l'acropoli, ove spesso sorgeva il teatro, considerato
edificio strettamente connesso all'ambito sacrale. Il caso del teatro siracusano, forse il più noto, offre un ottimo
punto di partenza per una trattazione che sebbene sintetica,
vorrebbe offrire la dimensione di un fenomeno come quello teatrale
totalizzante nella vita dei nostri antenati, il cui fascino si
riverbera indiscutibilmente ancora oggi. Il teatro greco di
Siracusa, fondato già nella prima metà del V sec. a.C., orientato,
come la maggior parte dalle strutture analoghe, verso il mare per
potere godere del suggestivo panorama naturale, scavato nella roccia
del monte Temenite, appoggia a un pendio naturale la sua cavea,
ovvero l'area a pianta ellittica denominata in greco koilon, nella
quale sono disposte le gradinate, divise in 67 ordini e in 9 settori
che originariamente prevedevano sedili di legno e potevano
accogliere circa 16000 spettatori. L'orchestra (orkhestra),
semicircolare, collocata tra il piano inferiore della cavea e la
scena, accoglieva il coro. Sulla spianata di fondo, fori e cunicoli
testimoniano le diverse fasi dell'uso della scena, che era lignea e
movibile e alludeva a un fondale con tre porte. Anche quest'anno,
nella superba cornice di oltre duemila anni di tradizione
drammaturgica, nei mesi di maggio e giugno, verranno messe in scena
i Sette contro Tebe di Eschilo e l'Antigone di Euripide. Più tardi, alla metà del III sec. a.C., si data generalmente il
teatro di Segesta, adagiato sulle pendici del monte Barbaro,
costituito da una cavea semicircolare del diametro di circa 63
metri, in parte scavata nei fianchi del colle e in parte sostenuta
da un possente muro di contenimento, divisa in settori da 7 cunei
adornati da travertino di Alcamo. Mentre la zona alta della cavea è
semidistrutta, l'area limitanea all'orchestra offre venti file di
posti, tanto che in epoca classica comunque l'intero edificio poteva
ospitare oltre 3000 persone. |
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