Nell'area del siracusano č posta un'altra cittadina
greca, Akrai, odierna Palazzolo Acreide, il cui teatro greco, di
modeste dimensioni, č probabilmente databile alla metā del II sec.
a.C. La particolaritā dell'edificio, rispetto alle consuete tecniche
costruttive greche, consta nel fatto che non č scavato nella roccia,
come quello siracusano, ma č adagiato su un pendio naturale sul
quale poggiano i blocchi delle gradinate rivolte a settentrione, da
cui gli spettatori avevano e hanno la possibilitā di godere dello
straordinario panorama naturale etneo. La cavea č composta da nove
cunei separati da otto scalette e, nella parte alta del settimo
cuneo, una stretta galleria conduce al bouleuterion, altro edificio
pubblico di Akrai, forse con l'intenzione di unire il teatro, luogo
popolare, con l'area deputata alle riunioni del Consiglio.
L'orchestra semicircolare, la cui pavimentazione č parzialmente
conservata, prevede una scena avanzata con pavimento ligneo. Le
dimensioni ridotte dell'edificio, che poteva accogliere non pių di
600 spettatori, probabilmente furono determinate dall'insistere
dell'edificio in un'area pubblica centrale, giā edificata in
precedenza.
Altri due edifici, il teatro greco di Taormina e quello
greco-romano di Tindari, sono stati riportati ad un utilizzo scenico
contemporaneo, sfruttando le indubbie bellezze paesaggistiche che le
rispettive zone di edificazione offrono, e che i Greci avevano
saputo mirabilmente individuare. Il teatro di Tindari, addossato al
pendio della collina, fu probabilmente realizzato tra III e II sec.
a.C. rimaneggiato in etā imperiale, quando lo si adattō a spettacoli
da anfiteatro, trasformandone l'orchestra in un'arena circolare. La
sua cavea, con un diametro di circa 63 metri, rivolta verso il mare,
č divisa in 11 cunei con 28 gradini. A margine dell'arena si
conservano le fondazioni della scena greca, con tre porte.
Taormina puō vantare, invece, il secondo teatro greco
di Sicilia per estensione dopo quello di Siracusa, con un diametro
massimo di 109 metri. L'edificio si data con ogni probabilitā
all'epoca ellenistica e fu poi, come quello di Tindari, ampliato e
quasi interamente ripensato dai Romani. La cavea, ricavata su pendio
naturale, presenta nove cunei di gradinate ed era incorniciata da
una serie di nicchie semicircolari e quadrangolari, con una scena
monumentale a tre grandi porte, di tipo orientale, fiancheggiata da
colonne corinzie. Dietro la scena sono ancora oggi presenti degli
avanzi di portici e, lateralmente, i parascenia, ovvero i locali
destinati agli attori e agli arredi scenici. Ambedue gli edifici
sono da cinque anni sedi dei cicli di spettacoli classici del
"teatro dei due mari", denominato cosė nel rispetto della posizione
geografica dei due edifici, quello taorminese con uno splendido
paesaggio sullo Ionio, e quello di Tindari, con un incomparabile
panorama tirrenico con la vista sull'arcipelago delle Eolie. |