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Chiesa di
Santa Maria in Valverde, Palermo. Ingresso
principale |
Bernhard J. Scheuvens
- Aprile 2007 |
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da Wikimedia Commons
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Uscendo
dal Museo Nazionale, quasi si sarebbe in diritto di aspettarsi che la
sfilata delle chiese sia finita o pressa poco; ma non è così, e anzi Palermo è lì
pronta a farcene vedere altrettante. E basta indirizzarsi alla non molto lontana porta
di San Giorgio per trovarne subito quattro o cinque: chiesa di San
Nicolò dei Greci, edificata nel 1550 e addossata al seminario delle colonie
greco-albanesi, fondato nella prima metà del secolo scorso; chiesa di Santa Maria
di Valverde; Santa Zita, edificio del 1686, nell'interno abbellito da un grande
arco istoriato con bellissime sculture; lAnnunziata, del 1343 (la facciata però è
del 1501) e una delle pochissime che si conservano nel primitivo disegno; chiesa
di San Giorgio dei Genovesi, eretta nel 1570, a spese dei negozianti di Genova. |
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E
alla chiesa di Santa Zita, poi, è annesso anche un Oratorio dello stesso
nome, con magnifici stucchi del Serpotta; manco male che dirimpetto le sorge il
Conservatorio di Musica, edificio osservabile per l'ingresso, di costruzione medioevale. |
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Davanti
alla chiesa di San Giorgio si apre una piazza, e su questa si erge un obelisco
quadrilatero che ricorda ed onora tredici cittadini caduti vittime della tirannia il 14
aprile 1860 |
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E se
da codesta piazza si va nella vicina via Principe Scordia, si vede la nuova chiesa
Anglicana, di stile gotico; se si discende invece nella piazza Castello - così
detta dall'edificio che vi sorge e che fu anticamente fortezza degli Arabi e del Normanni
- si scorge in fondo la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, fondata nel
1565. Basterà poi che di qui si proceda verso la piazza San Domenico
perché si trovi una chiesa di San Sebastiano nella via dello stesso nome, una chiesa
di Santa Maria la Nuova (fondata nel 1339, ricostruita nel 1520, sormontata da
una cupola ottagona) nella Via Giovanni Meli, e, nella Via Bambinai, un oratorio
della Compagnia del Rosario, fondato dai Gesuiti nel 1570, ricchissimo di stucchi
e di quadri, tra i quali uno di Van Dyck. |
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