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L’antico abitato di Pentefur
cominciò a svilupparsi dopo la caduta
dell'Impero Romano,
quando in periodo bizantino, si trasformò in villaggio fortificato.
Passò sotto il dominio arabo nell’827, fino all’arrivo dei normanni
nel 1072. Gli Arabi la chiamavano Kalat Zabut (Rocca del
sambuco), e ricostruirono l'antico castello, d’epoca tardo-romana,
di Pentefur. Il Castello nel 1480, venne ristrutturato ed
ampliato dall'Archimandrita Leonzio II Crisafi. Data
l’importanza, nel 1631, fu arricchito dall'Archimandrita Diego de
Requiensez La cinta muraria, eretta in periodo normanno,
dotata di due porte d'accesso (di cui una è ancora esistente), tornò
utile alla città di Savoca, quando, nel XIV e XV secolo, venne
assediata dai corsari barbareschi. Proprio grazie alle
fortificazioni il pericolo dell’espugnazione della città fu
scongiurato. Non va dimenticato che il Castello di Pentefur e le
mura facevano parte di un sistema difensivo più ampio, che
comprendeva anche fortini e torri d’avvistamento sulla costa. Il
sistema d’avviso sembra sia stato ideato e suggerito dell'architetto
fiorentino Camillo Camilliani. Di queste oggi si possono ammirare la
Torre Catalmo, la Torre dei Saraceni, la Torre del Baglio, la Torre
Avarna, la Torre Varata e il Fortino di Ligoria., tutte si trovano
nei comuni di Santa Teresa di Riva, Furci Siculo e Roccalumera. Dopo il
Terremoto del
1693, essendo
poco frequentato dalla Corte Archimandritale, il castello iniziò
progressivamente a perdere d’importanza. Dopo il 1780 fu abbandonato
del tutto. I savocesi ne approfittarono smontandolo pezzo a pezzo,
come se fosse una cava di blocchi di pietra. Ciò che rimase fu
comunque acquistato dalla famiglia dei Nicòtina
nel 1885. La famiglia si
preoccupa, oggi, dello stato del
monumento, tale da mantenerlo visitabile. |
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