L’architetto
Paolo Portoghesi dopo l’osservazione di
Palazzo Bruno di
Belmonte di Ispica, ha scritto: “Il
palazzo con la sua arcaica identità di un vero e proprio castello,
spicca nel paesaggio urbano e sembra rappresentare la
contraddittorietà della sua terra, divisa tra il torpore di un
persistente medioevo e la volontà di superare nella cultura,
nell’intelligenza e nei legami con il continente la condizione
insulare e la sua intramontabile arcaicità”.
L'architetto palermitano Ernesto Basile, famosissimo per le sue
realizzazioni in stile liberty, nel 1906, fu chiamato
dall'On.le Pietro Bruno di Belmonte ad edificare il nuovo palazzo
nobiliare. La sua era la famiglia allora più importante della città
e la costruzione commissionata sarebbe stata all’altezza del suo
progettista. Purtroppo essa non fu mai ultimata e abitata. Una serie
di difficoltà, lo scoppio della Grande Guerra, la morte della moglie
fino alla sua stessa morte, avvenuta nel 1921, ne fermarono,
definitivamente, la costruzione. L'architetto Basile, con l’opera
non ultimata, cercò di rendere abitabile il già costruito, per il
barone Giambattista e gli altri figli dell’onorevole. Il
professionista dovette accettare compromessi, che non risolsero,
comunque, l’incompletezza del primo progetto. Dei cinque figli,
però, solo uno risiedette nel palazzoe per poco tempo (la figlia
Preziosa). Tutti gli altri si trasferirono in varie città (Roma,
Firenze, Napoli e Catania). Il palazzo fu acquistato dal Comune
(i primi tre piani), che, dal 1975, lo adibì a sede municipale. Nel
1978, il Comune divenne proprietario anche dei restanti piani.
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