La
città di Ispica, con il vecchio nome di Spaccaforno, è stata
ambientazione di racconti veristi sul finire dell’Ottocento, sia di
Giovanni Verga che di Luigi Capuana. Quest’ultimo, in particolare,
soggiornò nella cittadina ispicese, al
convento del Carmine. Essendo sindaco di Mineo, gli affari lo
portavano sprddo nella città. Nelle sue ambientazioni, spesso
sono descritti i luoghi, ma anche le tradizioni di Ispica.
In particolare nel racconto "Profumo", in cui Ispica è
la cittadina siciliana di Marzallo e nel romanzo de Il marchese
di Roccaverdina, dove la cultura di Spaccaforno è quella
tradizionale contadina e feudale.
Dalla Rete, riportiamo un
brano del racconto Profumo
di Luigi Capuana: “Anche Eugenia
accostò la faccia allo sportello per guardare. In alto, in cima
alla roccia che scendeva a picco, si scorgevano, illuminati dal
sole, i campanili, le cupole delle chiese, le facciate bianche e i
tetti scuri di un gruppo di case affacciate proprio all'orlo del
precipizio e quasi minaccianti di buttarsi giù; e lucide macchie
verdi alberi e cespugli, bagnati dalla pioggia, arrampicati tra le
sporgenze dei massi drizzantisi minacciosamente su la pianura. Non
si capiva in che modo la carrozza avrebbe potuto salire lassù, tanto
roccia, campanili, cupole e case sembravano vicini, da potersi
toccare col dito.”
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