Ispica
è un comune della provincia di Ragusa, che conta15.000 abitanti
circa. La sua superfice
segna il punto più a sud della provincia.
I siciliani
tendono a chiamarlo Spaccafurnu
(Spaccaforno), dal nome
che aveva in precedenza.
Posto sul colle Calandra (170
metri s.l.m.), dista appena 7 km dal mare. La caratteristica
principale, però, del comune è d’essere, sostanzialmente, una grande
oasi naturale. La sua area, infatti, comprende il Parco
archeologico della Forza
e
Cava Ispica, una riserva
naturale, come abbiamo visto, che farà parte del Parco
nazionale degli iblei.
A questi si assommano
le riserve naturali dei Pantani, del Maccone
Bianco e la riserva
marina dell'isola
dei porri, meta di numerosi escursionisti subacquei. La zona dei
Pantani era alimentata dal fiume Busaitone, che attraversa
Cava Ispica. Attualmente lo stesso si è, però, ridotto a torrente,
quindi spesso in secca, essendo, nel tempo, diminuita la piovosità.
Le denominazioni
L’antica città di Ispica veniva chiamata Spaccaforno. In periodo
medievale, infatti, viene citata con questo nome in due bolle
papali, del 1093 e del 1168 (sotto papa Alessandro III). Nella
seconda venivano assegnate le chiese di Spaccaforno al vescovo di
Siracusa. La derivazione del toponimo avverrebbe
dall'unione dei due termini "Spacca", dal latino "speca"
("grotta"), e "forno", dalle caratteristiche e numerose tombe a
forma di forno della zona.
Solo nel 1936, la cittadina venne denominata “Ispica”. Questo
toponimo deriverebbe
da una corruzione
del latino "Ispicae fundus"
("fondo di Cava Ispica"),
con cui la zona veniva chiamata alle origini. Tale scritta è
riportata sulla stessa Chiesa Madre del paese. Altri studiosi
sostengono, invece, che il nome derivi da quello del suo fiume
Hyspa, l’odierno Busaitone.
Anticamente la Cava (o valle) era appellata in dialetto "Cavarispica".
Il termine Ispica (altra teoria) avrebbe, nel termine greco ("éis
pegàs"), il significato di
"verso le sorgenti", che indicherebbe, quindi, il fiume che la
percorre.
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