Enrico Fermi ebbe a dire: “esistono diversi tipi di scienziati.
Ci sono quelli di seconda e terza categoria che fanno grandi
scoperte, fondamentali per lo sviluppo della scienza, ci sono infine
i geni come Galilei e Newton. Ettore Majorana fu uno di questi”'.
Ettore Majorana nacque a Catania il
5 agosto del 1906.
Faceva parte di una famiglia numerosa, com’era uso al tempo,
penultimo di cinque fratelli. Tuttavia venne alla luce in una
famiglia di geni. A partire dal nonno, deputato e facente parte del
primo e terzo governo Depretis (1876/1879), al padre e agli zii, in
cui vi erano medici e rettori dell’università di Catania, ai
fratelli, tutti laureati. Il minimo che poteva fare Majorana era
laurearsi. Trasferitasi la famiglia a Roma, frequentò ottime scuole,
prendendosi, nel
1923,
la maturità classica. Terminati gli studi liceali, essendo
bravissimo con i calcoli mentali sin da bambino, si iscrisse alla
facoltà d’ingegneria, avendo in famiglia tra gli avi anche
ingegneri. Tra i suoi colleghi, oltre al fratello, vi erano
Emilio Segrè ed
Enrico Volterra. Il destino arrivò proprio dal suo amico
Segrè. Questi, al quarto anno d’ingegneria, decise di passare alla
facoltà di Fisica, dove era da poco professore ordinario di
Fisica teorica
all'Università di Roma, proprio quell’Enrico Fermi conosciuto con
Franco Rasetti
nell’estate
del 1927
Più che alla fisica Majorana era interessato alla matematica,
considerando la prima solo un’applicazione della seconda. Sia Segrè
che Fermi lo convinsero, comunque, a passare alla facoltà di Fisica,
iniziando
a frequentare
l'Istituto di Via Panisperna,
dove lavorava Fermi.
Il
6 luglio
1929
si
laureò (ebbe 110/110 e lode), con una tesi sulla meccanica dei
nuclei radioattivi, avendo come relatore Enrico Fermi. In questo
periodo portò avanti studi con diverse pubblicazioni, anche
svariando tra i campi della fisica. Tra gli studi anche quello su
alcune reazioni nucleari, non molto dissimili da quelle alla base
della creazione della
bomba atomica. Di
questo periodo fecondo abbiamo solo alcuni manoscritti, i
Quaderni e i Volumetti, pubblicati da poco e custoditi
dalla Domus Galilaeana di Pisa. A
gennaio del 1933,
fattosi convincere dai colleghi ad intraprendere un viaggio di
studi, partì per la Germania. Qui conobbe il fisico tedesco
Heisenberg e con lui collaborò negli studi di fisica, correggendo
anche lo stesso Heisenberg. A Lipsia ebbe modo di conoscere la
situazione politica prodotta dalla “rivoluzione” nazista. Non gli
sfuggì, e lo dimostrano le lettere che inviava in Italia, la
situazione degli ebrei in Germania e le problematiche sulla razza
ariana. Nelle lettere non fa commenti chiari ed espliciti, che ci
chiariscano il suo pensiero in proposito. Tuttavia, nelle ultime
lettere (quella
spedita a Giovanni Gentile jr.), egli parla di “stupida teoria della
razza” e nella sua ultima pubblicazione esprime un parere positivo
sul libero
arbitrio, opinione che è incompatibile
con le teorie naziste. D’altra parte tra i suoi colleghi ed amici
di Roma, Segrè era ebreo, come la moglie dello stesso Fermi.
Dalla Germania Majorana si spostò in Danimarca per una breve visita
ai fisici Niels
Bohr, C. Møller, Arthur H. Rosenfeld e George Placzek,
che già conosceva da tempo. In tutto, il suo viaggio in Europa durò
circa sei mesi. Continuò a Roma a frequentare il laboratorio di
via Panisperma, ma era sempre più chiuso e silenzioso, legato ai
suoi calcoli matematici, che elaborava anche la mattina quando si
recava in tram allo studio.
Ettore Majorana fu nominato, nel 1937, professore di Fisica teorica
all'Università di
Napoli,
dove si trasferì legandosi nell’amicizia con
Antonio
Carrelli,
professore di Fisica sperimentale. La sua vita era estremamente
ritirata, ed i suoi malanni si ripercuotevano anche sull’umore e
sugli aspetti caratteriali. Convinto dagli amici a prendersi un
periodo di riposo, Majorana partì per Palermo la sera del
25 marzo 1938.
In Sicilia lo scienziato scrisse lettere e inviò telegrammi strani e
contraddittori all’amico Carrelli e alla famiglia. L’ultima missiva
è datata il
26 marzo 1938.
Poi di lui non si seppe più nulla.
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