Le Mura La cinta
muraria di Erice, definita “ciclopica”, edificata nel corso del
tempo (dagli Elimi fino ai Normanni), chiude solo la parte a
nord-ovest della
montagna, in quanto tutti gli altri versanti sono a strapiombo e,
quindi, inattaccabili. Le mura vanno dallo spiovente a nord-est di
Porta Spada (a 682 metri) fino a Porta Trapani (a 727 metri), per
una lunghezza complessiva di 700 metri. Sulla parte di Porta Spada è
visibile ancora un posto di guardia d’epoca medievale, con feritoie
e camminamenti. Come abbiamo detto, il complesso della cinta
muraria è stato eretto in varie riprese. Lo dimostrano le diverse
tecniche di costruzione perfettamente visibili. Alla base, infatti,
vi sono massi di grandi dimensioni sovrapposti ad «opus incertum»
(epoca elima, VIII sec. a.C.), su cui sono ulteriormente posizionati
filari di massi squadrati ad «opus rectum» (epoca cartaginese, VI
sec. a.C.). Nella parte superiore, si notano, invece, massi di
piccole dimensioni risalenti ad epoche posteriori al VI sec. a.C.
Il Castello I
Normanni erano, per antonomasia, costruttori di castelli. E’
evidente, data la posizione strategica di quello di Erice, mirarono
l’attenzione su di esso, ricostruendolo e potenziandolo.
Ristrutturato nel XII sec., sulla rupe sacra nell’antichità, quando
già il tempio di Venere Ericina era ormai quasi interamente in
rovina, possedeva un ponte levatoio (successivamente sostituito con
un viadotto con gradini) con cui si collegava al piano circostante
su cui erano erette tre torri congiunte da due cortine merlate, a
fare d’avamposto. Il castello di Erice presenta un “falso
storico”. Si tratta della torre pentagonale presente sulla torre
centrale. In realtà la torre fu distrutta nel XV secolo e
ricostruita nel 1873 dal barone trapanese Agostino Sieri-Pepoli.
Sempre il barone Pepoli realizzò, accanto alla fortezza, un ridente
giardino pubblico all'inglese da cui si gode una spettacolare vista
che abbraccia l'orizzonte per un giro completo tutt’intorno. Esso
prende il nome di «Balio». Il nome è legato al castello, piochè, in
epoca normanna, esso era residenza del «Bajulo», della sua corte e
della sua scorta militare. In pratica esso era il rappresentante del
re, che amministrava in sua vece la giustizia penale e civile e
l'esazione dei tributi. All’interno del castello sono presenti
tracce dell’originario tempio di Venere Ericina. Gli scavi hanno
dimostrato che aveva una pavimentazione in mosaico e non era di
grandi dimensioni. Nella parte centrale della struttura militare si
evidenziano, anche, tamburi di colonne ioniche, pezzi di fregi,
decorazioni varie di ordine dorico. Esiste, sempre all’interno del
castello, un muro di contenimento antichissimo denominato «Ponte di
Dedalo» ed il così chiamato «Pozzo di Venere», presumibilmente un
capace granaio e non la piscina della dea, come si narra.
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