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ERICE E LA GRANDE SCIENZA IN SICILIA.
Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
Bullet7blu.gif (869 byte) Erice nell’antichità classica.
Bullet7blu.gif (869 byte) Un medioevo generoso e prospero.
Bullet7blu.gif (869 byte) La Struttura difensiva ericina.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il Santuario di Venere Ericina.
Bullet7blu.gif (869 byte) Da Venere alla Madonna di Custonaci.
Bullet7blu.gif (869 byte)
La Chiesa Madre di Erice.
Bullet7blu.gif (869 byte) Erice, città di importanti manifestazioni.

Bullet7blu.gif (869 byte) Il Centro scientifico “Ettore Majorana”.
Bullet7blu.gif (869 byte) Zichichi e la fisica subnucleare.
 

Bullet7blu.gif (869 byte) Zichichi divulgatore
di scienza.

Bullet7blu.gif (869 byte) Il siracusano Archimede.
Bullet7blu.gif (869 byte) Archimede ingegnere e inventore.
Bullet7blu.gif (869 byte) Archimede scienziato.
Bullet7blu.gif (869 byte) Ettore Majorana: biografia
di un genio.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il mistero sulla fine di Majorana.


Bullet7blu.gif (869 byte) Video su Erice.
Bullet7blu.gif (869 byte) Video
su Ettore Maiorana
 

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte) INDIETRO


   
   
     
ERICE
    
    Ad Erice si celebravano i riti
     religiosi degli Elimi conosciuti in
     tutto il Mediterraneo. Oggi vi si
     svolgono convegni e seminari
     scientifici di livello internazionale.
   
     Un medioevo generoso
      e prospero.
   
     
     

 
   

Castello normanno ad Erice.

Bernhard J. aka Scheuvens  - Agosto 2004

 




da Wikimedia Commons

 

Durante le dominazioni dei Vandali, dei Bizantini e degli Arabi, l’unica cosa che cambiò furono i nomi. Gli attuali nomi a tante contrade dell'Agro Ericino derivano da queste egemonie. Quindi, non solo la situazione di abbandono della cottadina non mutò, ma, addirittura, si perde nei documenti del tempo traccia di Erice, probabilmente inglobata in altri comuni. Erice, ad esempio, dopo l’invasione araba dell'831, fu chiamata Gebel Hamed.
 Il comune riacquistò parte della perduta importanza solo nel XII secolo. In periodo normanno l'abitato si sviluppò attorno al castello costruito nell'area dell'antico santuario. Furono ristrutturate le antiche porte di età elimo-punica e vennero aperte nelle mura altre  tre porte (Trapani,Carmine e Spada). La nuova cittadella venne ribattezzata dai normanni, nel 1167, Monte San Giuliano (sempre San Giuliano divenne il nuovo protettore del paese), acquisendo oltre le strutture difensive anche nuovi edifici civili e religiosi. Questa denominazione fu mantenuta fino al 1936.
Anche sotto gli Svevi, Erice venne arricchendosi di nuovi territori, fino a raggiungere il feudo di Scopello (vicino Castellammare del Golfo). Si susseguirono, in seguito, le sovranità angioina ed aragonese. Durante la guerra del Vespro tra esse, Erice accolse Re Federico III, durante l’assedio dal mare angioino di Trapani, condotto da Roberto d'Angio. Con la sconfitta alla Falconara dei francesi (i cui comandanti furono segregati  nel castello ericino), il re aragonese premiò Erice con la costruzione della Chiesa Madre.
In epoca spagnola si ebbe, tuttavia, una rivolta popolare assai feroce.
Continuò (dal sec. XV al XVIII) il periodo prospero per l’area. Durante il Settecento, non essendo gran che popolato il territorio a valle, a causa del pericolo di colpi pirateschi, il nucleo storico di Erice era molto abitato (circa 8000 persone). Nelle zone pianeggianti, la produzione agricola e degli armenti era fonte di grande ricchezza per il centro. Tra le colture agricole predominanti, vi erano:  frumento e cereali, gli oliveti, vigneti e sommaccheti, oltre che orti e giardini. Oltre che dai frutti della terra, anche sotto il profilo finanziario le cose non andavano male. Il benessere economico permise l’edificazione di nuove chiese o l’ampliamento di quelle esistenti, lo sviluppo delle attività artigianali, la presenza di clero e professionisti. Aumentarono anche le festività e la loro ricchezza, che permisero una maggiore aggregazione sociale.
Con la riforma amministrativa del nuovo Regno delle Due Sicilie (1816) che abolì l'antico ordinamento feudale, e la creazione di uno Stato moderno a potere centralizzato, Erice iniziò un lento declino: tutti gli antichi privilegi cessarono e la cittadina venne declassata al ruolo di capocircondario di seconda classe. Nel XX secolo il suo grande territorio fu lentamente smembrato. La prima frazione divenuta comune autonomo fu Custonaci, nel 1948. Ad essa seguirono Buseto Palizzolo nel 1950, San Vito Lo Capo nel 1952 ed, in ultimo, Valderice (Paparella-San Marco) nel 1955.
Oggi Erice è un centro turistico, climatico e residenziale, che vanta, come sua perla, il Centro «Ettore Majorana», che fa della città ericina un polo di cultura di importanza internazionale.

 

 
 

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