Alla
base del cioccolato
vi sono i
semi dell' albero del cacao (Theobroma cacao L.).
Questi vengono tostati e macinati, ottenendone la polvere di cacao.
Dal burro di cacao, la parte grassa dei semi, con l’aggiunta della
polvere di cacao, lo zucchero e di altri
ingredienti, quali
il latte, le mandorle o le nocciole (o altri), con una lavorazione
specifica, si ottiene il cioccolato. Il cioccolato in cucina
viene utilizzato in moltissime ricette, soprattutto dolci (come
torte,
biscotti,
budini e gelati), ma anche d’altro genere. Essendo, in varie
condizioni, anche allo stato liquido o plasmabile se ne ottengono
particolari forme, come, ad esempio, con le uova pasquali. Se il
termine cioccolato o cioccolata è utilizzato come sinonimo, per
cioccolata si intende anche la bevanda calda, a base di cacao. In
occidente questa è addolcita con lo zucchero, mentre nelle culture
precolombiane se ne ottenevano anche bevande salate con
aggiunta di spezie.
L’albero del cacao, pur essendo presente
già 6000 anni fa con certezza, nelle zone quali il Rio delle
Amazzoni e l'Orinoco, si iniziò a coltivarla solo a partire dal 1000
a.C., grazie ai Maya. Una leggenda, infatti, vuole che il primo a
coltivare e diffondere la pianta sia stato
il terzo Re Maya, Hunahpu.
La pianta si diffuse velocemente, in particolare nell’area compresa
tra lo Yucatàn, il Chiapas e la costa del Pacifico del Guatemala.
Origine del nome
Il cacao, che veniva definito cibo
degli dei,
fu classificato da Linneo col nome
Theobroma cacao,
derivandolo da quello con
cui veniva chiamato. Gli olmechi attorno al 1000 a.C.
denominavano la pianta con un
termine che si pronunciava kakawa. Successivamente i
maya utilizzarono la parola "kakaw", da cui kakaw uhanal,
cioè "cibo degli Dei". Il suo uso era riservato a pochi, che
appartenevano alle classi più elevate, quali sovrani, nobili e
guerrieri. I semi di cacao venivano pestati e tostati. Con essi
e l’aggiunta di acqua calda, veniva preparata la bevanda di cacao.
Tra i maya acqua si diceva haa, e caldo si diceva chacau.
La cioccolata, quindi, prendeva il nome di chacauhaa. Dal
sinonimo chocol, da cui deriva chocolhaa, ha origine,
probabilmente il termine spagnolo chocolate,
utilizzato dai
conquistadores.
Tra gli Aztechi la bevanda
prendeva il nome di chocolatl ("chocol" di origine maya
significava caldo e "atl" parola azteca significava acqua), aveva
come pronuncia "ciocolate". Il termine esatto azteco per indicare il
cacao è, però, "cacahuate". Ma, cosa stranissima e curiosa, gli
spagnoli non potevano accettare nella loro lingua proprio il termine
"cacahuate". La parola caca,
infatti, in spagnolo è un termine volgare che indica le feci. Tale
assonanza non poteva, per ovvi motivi, essere riferita ad una
bevanda scura e amara, che beveva la nobiltà spagnola nella seconda
metà del XVI secolo.
Un'altra ipotesi
vuole che la parola cacahuatl e, quindi, anche di
chocolatl, hanno
origine dal nome dal dio Azteco Quetzalcoàtl, che la leggenda
vuole come il donatore agli umani del seme di cacao, da cui una
bevanda energetica e afrodisiaca.
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