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Il cioccolato di Modica

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MODICA

        ""di inarrivabile sapore, sicché
   a chi lo gusta sembra di essere
   arrivato all'Archetipo, all'assoluto,
   che il cioccolato altrove prodotto
   - sia pure il più celebrato - ne sia
    l'adulterazione, la corruzione
."
   (Leonardo Sciascia)

   

    Il cacao ed il cioccolato

   
     
     

 

 

Albero del cacao

 

 


 
 




  Alla base del cioccolato vi sono i semi dell' albero del cacao (Theobroma cacao L.). Questi vengono tostati e macinati, ottenendone la polvere di cacao. Dal burro di cacao, la parte grassa dei semi, con l’aggiunta della polvere di cacao, lo zucchero e di altri ingredienti, quali il latte, le mandorle o le nocciole (o altri), con una lavorazione specifica, si ottiene il cioccolato.
Il cioccolato in cucina viene utilizzato in moltissime ricette, soprattutto dolci (come torte,
biscotti, budini e gelati), ma anche d’altro genere. Essendo, in varie condizioni, anche allo stato liquido o plasmabile se ne ottengono particolari forme, come, ad esempio, con le uova pasquali.
Se il termine cioccolato o cioccolata è utilizzato come sinonimo, per cioccolata si intende anche la bevanda calda, a base di cacao. In occidente questa è addolcita con lo zucchero, mentre nelle culture precolombiane se ne ottenevano anche bevande salate con
aggiunta di spezie.

L’albero del cacao, pur essendo presente già 6000 anni fa con certezza, nelle zone quali il Rio delle Amazzoni e l'Orinoco, si iniziò a coltivarla solo a partire dal 1000 a.C., grazie ai Maya. Una leggenda, infatti, vuole che il primo a coltivare e diffondere la pianta sia stato  il terzo Re Maya, Hunahpu. La pianta si diffuse velocemente, in particolare nell’area compresa tra lo Yucatàn, il Chiapas e la costa del Pacifico del Guatemala.

Origine del nome
Il cacao, che veniva definito cibo degli dei, fu classificato da Linneo col nome Theobroma cacao, derivandolo da quello con cui veniva chiamato.
Gli olmechi attorno al 1000 a.C. denominavano la pianta con un  termine che si pronunciava kakawa. Successivamente i maya utilizzarono la parola "kakaw", da cui kakaw uhanal, cioè "cibo degli Dei". Il suo uso era riservato a pochi, che appartenevano alle classi più elevate, quali sovrani, nobili e guerrieri.
I semi di cacao venivano pestati e tostati. Con essi e l’aggiunta di acqua calda, veniva preparata la bevanda di cacao. Tra i maya acqua si diceva haa, e caldo si diceva chacau. La cioccolata, quindi, prendeva il nome di chacauhaa. Dal sinonimo chocol, da cui deriva chocolhaa, ha origine, probabilmente il termine spagnolo chocolate, utilizzato dai conquistadores.

Tra gli Aztechi la bevanda prendeva il nome di chocolatl ("chocol" di origine maya significava caldo e "atl" parola azteca significava acqua), aveva come pronuncia "ciocolate". Il termine esatto azteco per indicare il cacao è, però, "cacahuate". Ma, cosa stranissima e curiosa, gli spagnoli non potevano accettare nella loro lingua proprio il termine "cacahuate". La parola caca, infatti, in spagnolo è un termine volgare che indica le feci. Tale assonanza non poteva, per ovvi motivi, essere riferita ad una bevanda scura e amara, che beveva la nobiltà spagnola nella seconda metà del XVI secolo.

Un'altra ipotesi vuole che la parola cacahuatl e, quindi, anche di chocolatl, hanno origine dal nome dal dio Azteco Quetzalcoàtl, che la leggenda vuole come il donatore agli umani del seme di cacao, da cui una bevanda energetica e afrodisiaca.

 
 
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