Dopo
la scoperta dell’America, nel suo quarto ed ultimo viaggio,
Cristoforo Colombo, che aveva assaggiato la bevanda in Honduras,
portò al ritorno in Spagna semi di cacao, che fece assaggiare ai Re
Ferdinando ed Isabella di Spagna, senza molto successo. Era il 1502.
Pochi anni dopo, nel 1528, anche Hernàn Cortéz, conquistato l’impero
azteco di Montezuma, portò altri semi al Re spagnolo, stavolta Carlo
V. Col tempo qualcosa si innescò, tanto che, nel 1585, una nave
commerciale portò il primo carico di semi di cacao, da Veracruz a
Siviglia. In quest’ultima era stato creato uncentro amministrativo
di tutte le colonie d'oltre oceano. Attraverso il porto di Cadice,
venivano controllati gli aspetti militari, religiosi e commerciali
che riguardavano i nuovi territori americani.
La sua diffusione
Il primo cioccolato era utilizzato come bevanda. Gli ordini
monastici spagnoli corressero la naturale amarezza dell’infuso,
aggiungendovi lo zucchero e la vaniglia. Pare che il primo a farlo
fu il vescovo
Francisco Juan de Zumàrraga, nel
1590. Se inizialmente il
consumo riguardava la Spagna, la lavorazione del cioccolato in
barrette, sempre di origine azteca, dette xocoàtl, fu
estesa ai domini e ai protettorati. Fu così che l’antica ricetta
azteca fu importata in Sicilia, dove a Modica ancora oggi si
tramanda. Successivamente l’uso si diffuse nell’Italia meridionale
(sempre sotto il controllo spagnolo). Giunse anche alla corte di
Torino, quando, nel 1585, la
principessa spagnola Caterina, figlia di Filippo II, sposò Carlo
Emanuele I, duca di Savoia.
Nel Seicento vi fu una lenta ma
progressiva diffusione nel resto d’Europa. Grazie al commerciante,
Francesco d'Antonio Carletti, il cioccolato sbarca a Firenze, nel
1606, e si diffonde con grande entusiasmo nell’Italia
settentrionale, dando origine ad una letteratura che ne disquisisce.
Con il matrimonio tra Anna d'Austria, e Luigi XIII, nel 1615, giunse
alla corte francese di Parigi. Si ha notizia del primo cioccolataio
della città, David Chaillou (tra il 1659 e il 1688). L’Inghilterra
non rimane estranea alla nuova moda e nei locali, nel 1650, veniva
servito il cioccolato come anche il caffè. L’aristocrazia europea ne
fece una propria moda. Gli olandesi, nel Seicento, sfruttandone il
successo, da abili commercianti,
strapparono alla Spagna il controllo mondiale dei traffici di semi
di cacao.
Il cioccolato ed il caffè diventano nel Settecento
l’emblema di Venezia. Già nel 1760, le preziose bevande vengono
servite nelle “botteghe del caffè” veneziane. Anche Torino diventa
un punto rinomato della lavorazione di cioccolato, producendone ben
350 kg al giorno, che viene poi esportata in Austria, Svizzera,
Germania e Francia. Aumentandone il consumo, aumenta, anche,
la domanda e quindi la sua produzione a monte. Paesi come il
Brasile, il Venezuela, la Martinica e le Filippine incentivano
enormemente la coltivazione della pianta del cacao.
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