La cittadina siciliana di Modica (di circa 55.000
abitanti) è posta in provincia di Ragusa, nella parte orientale
della Sicilia. E’ situata ad appena 15 km a sud del capoluogo di
provincia. La sua bellezza ha fatto sì che fosse inserito come
comune Patrimonio
dell'Umanità dall'UNESCO.
La cittadina sorge sulla
confluenza dei due fiumi, Pozzo dei Pruni e Janni Mauro (a carattere
torrentizio), che creano quattro grandi zone dell’altopiano
modicano, Pizzo, Idria, Giganta e Monserrato. I due fiumi, unendosi,
creano quello denominato Modicano, una volta a carattere perenne, in
quanto alimentato anche da alcune fonti, tra le quali quella della
Fontana Grande. Tra il Cinquecento e l'Ottocento, le sue acque erano
così abbondanti, che su di esso erano posizionati ben 23 mulini ad
acqua. Con la trasformazione industriale dei mulini, le sorgenti
furono adibite per la fornitura d’acqua dolce della rete idrica
dell’abitato di Modica. Il fiume Modicano è stato coperto
dall’attuale Corso Umberto I. Tra Settecento e Ottocento, invece,
per scavalcare il fiumi venivano utilizzati ben 17 ponti, tanto che,
nel 1808, l'abate Paolo Balsamo di Palermo la trovò la città più
caratteristica d'Italia dopo Venezia.
Il suo comune,
molto grande, raggiunge un altezza fra i 500 ed i 550 metri nella
sua parte più alta, nei pressi dei comuni montani limitrofi di
Giarratana, Palazzolo Acreide e Monterosso Almo. Da questa quota
discende progressivamente verso la costa, dove si trovano le
frazioni marine di Maganuco e Marina di Modica. L’abitato si divide
in due parti: Modica Alta e Modica Bassa. Nella prima, posta su un
promontorio, sono presenti le rovine del castello medievale.
Dallo sperone del colle del Pizzo, dove è posto l’inaccessibile
castello, il centro antico degrada verso le due vallate. D’origine
medievale, con viuzze e lunghe scalinate, le case piccole e
addossate l’una all’altra, nascondono la loro origine. Molte di esse
sono collegate a caverne. Sulla collina si trovavano, infatti, circa
700 grotte, che anticamente erano abitate. Molte ora si trovano
inglobate nel fitto centro antico. In questo si aprono le necropoli
del Quartiriccio (al quartiere Vignazza), dove spiccano
decine di tombe a forno, del 2200
a.C. circa, che sono state scavate direttamente nella roccia.
Nel corso del Cinquecento, l’enorme Contea di Modica (grande
quanto l’attuale provincia iblea), per la precoce presenza di una
classe di piccoli proprietari terrieri, fu ritagliata in
numerosissimi appezzamenti. Ognuno di essi era marcato da muretti a
secco. Il paesaggio modicano, così, è venuto caratterizzandosi
proprio per la fitta rette dei muretti e dalla presenza di alberi di
carrubo, che fanno del comune di Modica il maggior produttore
italiano.
Nel 1693, dopo il catastrofico Terremoto del Val di
Noto, che distrusse le città della Sicilia sud-orientale, la
ricostruzione dei paesi colpiti fu all’insegna di un tardo barocco,
così particolare da meritarsi il nome di Barocco siciliano. Anche
Modica se ne caratterizzò. Così le chiese del paese affacciarono su
grandi scalinate e ogni palazzo o costruzione costituisce un opera
unica al mondo.
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