Dopo aver
tostato e macinato i semi della pianta del cacao,
provenienti
da Sao Tomè in Africa, la massa di cacao ottenuta viene riscaldata
ad una temperatura non superiore a 40
°C.
La massa fluida ottenuta
mantiene il burro
di cacao proprio dei semi. A questo punto
la si mescola allo zucchero (semolato
o di canna) e a diverse spezie. Tra
queste vi possono
essere cannella, vaniglia, zenzero o, anche,
peperoncino, ma ne esistono versioni con scorze di
limone o arancia. Il cioccolato modicano mantiene una forte
percentuale di cacao, almeno il 65% (nella versione "classica"),
oppure può raggiungere nelle
versioni purissime) anche il 90% di cacao.
Originariamente
nella lavorazione a mano della
massa di cacao, venivano utilizzati speciali strumenti. Come base si
impiegava uno spianatoio a mezzaluna (la
valata ra ciucculatta), realizzato interamente in pietra
lavica. Su di esso , preriscaldato si stendeva la pasta con un
mattarello cilindrico di pietra (il pistuni).
Questo poteva variare in peso e dimensioni a seconda la fase di
lavorazione. Esse erano almeno tre, che venivano utilizzate per
ottenere la perfetta raffinazione, detta stricata. La
bassa temperatura di lavorazione (35-40 °C) non permette lo
scioglimento dello zucchero, che rimane, quindi, nell’impasto in
granuli. Il Cioccolato alla fine viene versato in apposite
formelle di latta (lanni)
dalla forma regolare. In esse l’impasto viene battuto varie volte
per evitare il formarsi di bollicine e renderlo più compatto. Solido
e freddo il cioccolato manterrà la forma del contenitore e
delle scanalature.
L’aspetto della barretta, un po' grezzo,
sarà nero con riflessi bruni e dal gusto intenso dalla
densità granulosa, ma anche
vellutato e persistente.
Diretta e semplice, la lavorazione del cioccolato di Modica si
caratterizza, soprattutto, per l’assenza di burro aggiunto, sia di
grassi vegetali, sia di latte o lecitina.
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