Modica aveva 18.975 abitanti nel 1713, tra le prime in ordine di
popolazione in Sicilia, sicuramente la più importante nella Sicilia
sud orientale. L’eruzione
dell' Etna del 1669
colpì duramente Catania, sia per le distruzioni che per i morti. Ma
non era nulla per quello che il destino aveva in serbo per la Val di
Noto. L’11 gennaio
del 1693, un fortissimo terremoto colpì la Valle, con un’intensità
pari a 7.8 della scala Richter. E’ stato calcolato che ebbe
una potenza 20 volte superiore al terremoto di Messina del
1908. Le città e i
castelli della Sicilia Sud-Est furono rasi al suolo. Ma fu la
popolazione ad essere più che dimezzata: a Ragusa i morti furono
5.045 su 9.946 abitanti; a Catania si contarono circa 12.000 vittime
su 19.000 abitanti; a Modica circa 3.400 su 18.203 abitanti. Dopo il
terremoto, comunque, nella Val di Noto non rimanevano altro che
rovine.
Nonostante la tragedia, la ricostruzione fu
abbastanza veloce. A Modica fu rapidissima. Dopo tre anni appena nel
Duomo di San Giorgio si svolgevano le funzioni liturgiche. Nel 1704,
il vescovo di Siracusa in visita pastorale trovò tutte le chiese di
Modica restaurate e funzionanti. Per il resto del patrimonio
architettonico la priorità fu quella di renderne agibile il massimo
possibile. Ma furono le nuove costruzioni, le decorazioni e le
strutture urbanistiche a rappresentare il vero cavallo vincente. La
nuova Modica fu rifatta con uno stile del tutto particolare, quello
che oggi viene chiamato barocco siciliano. Sorsero sontuose facciate
barocche, vedute scenografiche ed appariscenti scalinate. Con cura e
attenzione gli abbellimenti proseguirono per tutto il Settecento
fino ai primi dell'Ottocento. L’opera di ricostruzione a Modica
fu, relativamente facile, perché non era andato perduto l’intero
patrimonio architettonico, non così per altre cittadine della Val di
Noto, che richiesero una maggiore ricostruzione.
In molti casi, essendoci la totale distruzione dell’abitato, fu
deciso di spostare i nuovi nuclei abitativi in altro
sito. Fu così per
Noto, Avola, Giarratana, Monterosso Almo e Grammichele.
Questa dolorosa ma necessaria ricostruzione, a distanza di tempo si
è rivelata una incredibile opportunità.
L’intera area del sud-est siciliano, riedificata seguendo lo
stile tardo barocco, si è trasformata in un prezioso e affascinante
merletto architettonico, tanto che, nel 2002, l’UNESCO l’ha inserita
nell’elenco dei siti Patrimonio dell' Umanità.
Dopo la controversa vicenda che
investì il conte Giovanni
Tommaso Enriquez
Cabrera, per suoi rapporti politici tra corone, e accusato, nel
1702, di tradimento e condannò a morte
da Filippo V di
Spagna il conte riparò in Portogallo, dove trovò gloriosa morte
nella battaglia di Portalegre, nel 1705. La contea di Modica venne
espropriata ai Cabrera ed inclusa nel demanio spagnolo, per
un periodo che va dal 1702 al 1713.
In tale anno, con il col trattato di Utrecht, i Savoia ottennero il
Regno di Sicilia e Vittorio Amedeo II
ne fu nominato Re a Palermo. Tuttavia, essendo la Contea di
Modica di proprietà della corona spagnola, pur regnando i Savoia in
Sicilia, fu mantenuta
da Filippo V di Spagna. Dopo che, nel 1720, l’intera
Sicilia passò nelle mani di Carlo VI d'Austria, nel 1722,
Pasquale Enriquez Cabrera riottenne la Contea di Modica, già del
padre, morto nella
battaglia di Portalegre, al comando dell’esercito imperiale. La
corona austriaca si sdebitò con i Cabrera riaffidando alla loro
famiglia la Contea di Modica. Pasquale Enriquez Cabrera,
però, morì nel 1740 senza eredi, e la Contea passò nelle mani della
famiglia degli Alvarez de Toledo e i Fitz-James
Stuart, fino al 1812, quando fu votata l' abolizione del feudalesimo
in Sicilia. Nel
dicembre del 1816, la
Contea di Modica cessò di esistere. Poiché il latifondo della
contea era già stato superato con il frazionamento e la
redistribuzione delle terre ai contadini modicani nel
1452, con
l'enfiteusi, la contea, anche dopo essere stata abolita, mantenne un
buon rendimento economico, sconosciuto in altre parti della Sicilia.
Il titolo di Conte di Modica è ancora detenuto dei
discendenti della famiglia spagnoli dei Fitz-James Stuart, Duchi di
Alba de Tormes.
Nel
1817, i Borboni, che
governavano l’isola, diedero vita alle Intendenze. La Contea di
Modica fu frazionata in diverse Intendenze. Dopo l’Unità d’Italia,
queste verranno recepite come
province.
Ferdinando II di Borbone con la moglie, la regina Maria Teresa,
fecero visita a Modica, nel giugno del 1844. La stanza, dove
furono accolti, nella villa di campagna di Don Vincenzo Grimaldi, è
rimasta intatta nell'arredamento di allora.
Dopo le rivolte
siciliane del 1821 e del 1848, a cui parteciparono anche i modicani,
allo sbarco di Garibaldi in Sicilia, il 17 maggio del 1860. Modica
insorse. Organizzati dal patriota locale Francesco Giardina,
i modicani, scacciati i Borboni, issarono il tricolore. La
popolazione di Modica era in quel momento di 30.547 abitanti, molto
superiore a Siracusa
(19.797) e Noto (14.819).
Con la creazione dei
Circondari, nel 1926, Ragusa si staccò da Modica, con un proprio
Circondario. L’anno successivo (1927) fu istituita la Provincia di
Ragusa, città pur inferiore, come numero di abitanti, a Modica:
Ragusa contava 55.842 abitanti contro i 64.637 di Modica (Siracusa
solo 46.557 abitanti).
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