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SAVOCA E LA MUMMIFICAZIONE IN SICILIA.
Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
Bullet7blu.gif (869 byte) La collina di Pentefur.
Bullet7blu.gif (869 byte) La preziosa arte dei Normanni.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il periodo d’oro di Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) XVIII e XIX secolo. Inizia la decadenza.
Bullet7blu.gif (869 byte) Centro storico: i quartieri.
Bullet7blu.gif (869 byte) Centro storico: le chiese.

Bullet7blu.gif (869 byte) Centro storico: i palazzi nobiliari.
Bullet7blu.gif (869 byte) Delle strane rovine a Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) Feste giovani e feste antiche a Savoca.

Bullet7blu.gif (869 byte) La mummificazione artificiale:
gli egizi.

Bullet7blu.gif (869 byte) La mummificazione naturale.
 

Bullet7blu.gif (869 byte) Un prezioso ritardo.
Bullet7blu.gif (869 byte) Alcuni esempi di cripte siciliane.
Bullet7blu.gif (869 byte) Le Catacombe dei Cappuccini di Palermo.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il Convento dei Cappuccini di Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) La chiesa e la cripta del Convento
Bullet7blu.gif (869 byte) Savoca restaurata.

Bullet7blu.gif (869 byte) Video su Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) Video sulle mummie siciliane.
  
 

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SAVOCA
    
    Come per il Barocco siciliano,
     i “ritardi” hanno prodotto un
     fenomeno esclusivamente
     isolano: quello delle mummie
     nelle cripte domenicane.
   
     La mummificazione
      artificiale: gli egizi.
   
     
     

 
   

Sarcofago, Museo archeologico di Firenze, museo egizio.

Sailko  - 15 Dicembre 2006
 

 




da Wikimedia Commons

 

Il termine mummia deriva dal latino medievale mumia, che a sua volta deriva dal termine arabo che significa bitume. Questo perché le mummie egizie (senza bende), hanno il tipico colore nerastro, e sia sul fatto che il bitume rientrava tra i composti propri dell’imbalsamazione.
La mummificazione può essere di due tipi: naturale o artificiale. Le mummie egiziane, ad esempio, sono di tipo artificiale o rituale, mentre quelle siciliane sono di tipo naturale.
Le
tecniche di mummificazione sono proprie nella storia a quasi tutte le civiltà. Quando però si parla di mummie si pensa subito a quelle egizie, che sono le più famose, anche perché la mummificazione in Egitto divenne una specie di arte e perché essa faceva parte di una concezione della morte fondamentale di quella cultura. All’inizio in Egitto si mummificavano solo i faraoni, ma la tecnica, con lo sviluppo storico, fu utilizzata, anche (oltre che per animali sacri) dai nobili e dai ricchi in genere.

Nonostante quello che si crede, le prime mummie della civiltà egizia sono di tipo naturale. La più antica ritrovata, risalente al XXXIV secolo a.C.
, conservata ora al British Museum di Londra, fu deposta direttamente nella sabbia, senza piramidi o grandi tombe, e preservata dalle iene con un cumulo di pietre. Insieme al corpo vi era il vasellame contenente cibo e bevande per il viaggio dopo la morte negli inferi. Il caldo torrido del deserto ha prodotto una mummia di tipo naturale.
Successivamente, al tempo della I dinastia, i cadaveri, privati delle interiora e semplicemente fasciati di bende, venivano deposti in una o più casse di legno. Ancora, però, non vi era nulla di estetico: le casse non erano decorate e non vi era nessuna rappresentazione artistica del defunto.
Conosciamo l’evoluzione egiziana, i suoi capolavori e la grande maestosità delle sue tombe e piramidi, manufatti e costruzioni che giravano intorno alla mummia del defunto faraone. La pratica della mummificazione continuò per tutta la durata della civiltà egizia. Tra le ultime mummie, da essa prodotte, che possediamo, quelle più recenti risalgono all'inizio dell'era cristiana.

Il processo di mummificazione.
La pratica della mummificazione era in Egitto troppo importante per essere lasciata in mano a dilettanti improvvisati. In effetti, essa era svolta da specialisti con conoscenze di anatomia umana e chimica e dei precisi rituali religiosi. Essi lavoravano in laboratori attrezzatissimi, vicino al Nilo, con abbondanza di acqua, necessaria ai continui lavaggi del cadavere.
L’imbalsamazione richiedeva circa 70 giorni di tempo, che permettevano, alla morte del faraone, il completamento della sua tomba. Ciononostante, la pratica, nel gran caldo dell’Egitto, necessitava d’essere condotta rapidamente, per non correre il rischio che il cadavere iniziasse la naturale decomposizione.
La prima fase era l’asportazione degli organi interni, che erano i più corruttibili. Cervello, polmoni, stomaco ed intestini
venivano estratti e posti nei vasi canopi (da Canopo, una città sul delta del Nilo), posti, durante il rito funebre, accanto al faraone. Quando si diffuse la pratica di mummificare anche gli organi interni, inseriti di nuovo nella mummia, i vasi canopi, anche se vuoti, continuarono ad essergli posti accanto. Unico organo interno a non essere toccato era il cuore, ritenuto sede dell’anima.  Il cuore, cioè l’anima, subiva la pesatura con una piuma da parte del dio Anubi, per accertare la "leggerezza dell'anima", simbolo di giustizia. Se il cuore risultava più leggero era assicurata la vita eterna, altrimenti sarebbe stato divorato dal mostro Ammit detta la "Divoratrice", cioè la morte eterna del faraone.
La seconda fase prevedeva la “disidratazione”, cioè un bagno di 40 giorni del corpo svuotato nel natron, un sale di sodio esistente in natura. Successivamente veniva lavato con vino di palma. L’alcol, in esso contenuto, impediva la formazione dei batteri decompositori. Pochi sanno che le mummie egizie venivano, in seguito, riempite di bende bagnate di natron, pezzi di lino e segatura. Veniva lavato ancora con natron e unguenti balsamici.
Al termine di questa fase, si ricopriva il taglio addominale, che era stato necessario per l’estrazione degli organi, con una placca metallica, soprannominata l'occhio di Horo.
Seguiva, come ultimo passaggio, la fasciatura del corpo con strisce di tela di lino, bagnato da resine. L’operazione era tutt’altro che facile, sia per la durata della mummia, che, se vogliamo, l’aspetto estetico. Sulle bende vi erano scritte formule magiche e, tra esse, inseriti amuleti portafortuna, come l'Ankh, gli scarabei e il pilastro Djed
.
Naturalmente il rito funebre e la sepoltura erano determinate dall’importanza del morto: una cosa era un faraone, un’altra un defunto di basso livello sociale. Basti pensare all’enorme e prezioso  corredo funebre del faraone Tutankhamon
, ritrovato nella sua tomba, scoperta praticamente intatta.

 

 
 

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