Adiacente al Convento dei Cappuccini vi è la loro Chiesa,
dedicata a San
Francesco d'Assisi. Al suo interno sono custodite diverse opere
d’arte, come tre tele del Seicento. La prima, degli inizi del
secolo, attribuita ad
Antonio Giuffrè, raffigura la
Madonna di Loreto, le altre due mostrano
un
cenacolo (del 1634) ed una Vergine degli Angeli,
ambedue realizzate da Frate Umile da Messina, allievo
di Alfonso Rodriguez,
a sua volta discepolo del Caravaggio.
All’interno della Chiesa si possono, anche, apprezzare due pregevoli
altari in marmo ed in legno, come pure una statuina rappresentante
Santa Maria Bambina, del XVIII secolo. Altre opere notevoli
sono state spostate, per motivi di sicurezza, nel convento dei
Cappuccini di Cefalù. Sempre all’interno si trovano cinque
sepolture, una a sarcofago e quattro a pavimento. Vi sono stati
tumulati, in quattro di queste, dei notabili savocesi
dell’Ottocento. Nella quinta sepoltura (a pavimento), vi si trovano
le vestigia di frati
che vissero nel convento in epoche storiche diverse.
La parte
più importante del Convento e della Chiesa dei Cappuccini è la
cripta sottostante, che ha, oltretutto, resa famosa la cittadina di
Savoca. Essa fu costruita al di sotto della Chiesa e della
prospiciente piazzetta, agli inizi del '600. Al suo interno vi si
trovano 37 mummie. La prima risale al 1776, del nobile Pietro
Salvadore, e l’ultima
al 1876,
quella di Giuseppe Trischitta. Come per il Convento dei
Cappuccini di Palermo, le mummie appartengono all'aristocrazia di
Savoca, come, ad esempio, nobili patrizi, avvocati, preti, monaci,
abati, medici, poeti, magistrati e tre bambini. Poiché le mummie,
alla fine del processo di imbalsamazione, venivano rivestite
di eleganti abiti, nelle
nicchie e nelle bare che le contengono,
ci appare, quasi una foto, un piccolo paese d'epoca: la
Savoca di una volta. Delle 37 mummie, 17 sono esposte lungo una
parete della cripta, contenute in nicchie, le altre sono conservate
in urne e bare, sempre del sotterraneo. E’ presente anche un altare,
probabilmente per la celebrazione di messe in suffragio. Per
“produrre” una mummia occorrevano circa sessanta giorni ed il
procedimento di mummificazione era simile in quasi tutta la Sicilia.
Era un metodo detto dell'essiccazione naturale.
La salma, inizialmente,
subiva un bagno di due giorni in una diluizione
di sale e aceto. Dopo aver atteso lo scolamento
delle viscere, veniva portata nella cripta, dove avveniva, grazie
alle correnti d’aria proprie dell’ambiente, l’essicazione
“naturale”. Ottenuta la mummia, la si rivestiva dei suoi abiti e
messa in mostra solennemente all’interno della cripta.
Che
quella della mummificazione fosse diventata una specie di moda
nell’Ottocento siciliano lo dimostra la presenza nella stessa Savoca
(e nel resto della Sicilia, come vedremo) di altre cripte e di altre
mummie, come nella Chiesa madre di Santa Maria in Cielo Assunta,
edificata nel 1130 e oggi monumento nazionale italiano,
al cui interno sono conservate altre
salme di notabili del
paese. Nel 1998, durante i lavori di restauro della
Chiesa dell'Immacolata andata in rovina (per essere adibita a
centro filarmonico comunale),
fu rinvenuta, sotto il pavimento del tempio, l’antica cripta, dove
venivano sepolti i frati del Convento dei
Frati Minori Francescani
e gli abitanti, stessi, del quartiere di San Rocco.
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