L’arancio (Citrus
×
sinensis)
è un albero da frutto. Il suo frutto, che tutti conosciamo, è detto
arancia dolce, per distinguerla da altre tipi. Esistono, infatti, altre
specie diverse, come il sanguinello o l’arancia amara. Quest’ultima
deriva da un antico ibrido, presumibilmente fra il pomelo ed il
mandarino.
In arabo l’arancia viene
chiamata col termine
burtuqāl i, mentre
in persiano si utilizza nāranğ. In
realtà, attualmente, con la prima parola si indica l’arancia dolce,
mentre con la seconda l’arancia amara.
In greco l'arancia si chiama “portocâli”. Col nome
portogallo, per tutto l’Ottocento, si indicava l’arancia Tale
denominazione, in versioni diverse, viene
utilizzata in tutti i dialetti italiani, ad eccezione dell’area veneta
dove il frutto viene chiamato "naransa", che, derivando dalla parola
persiana, sta ad indicare gli intensi contatti della Serenissima col
mondo arabo.
Nonostante sia il frutto invernale più diffuso,
pochi sanno che l’arancia ha origini asiatiche. Era questa una pianta
autoctona della Cina e del sud-est asiatico.
Diverse sono le ipotesi sulla sua introduzione in
Europa. Già ai tempi dell’impero romano l’arancia era conosciuta. Si sa
con certezza che gli arabi la introdussero il Sicilia al tempo della
loro dominazione (veniva chiamata
melarancia).
Qui la sua coltivazione attecchì con successo, anche per il clima caldo
dell’isola. La zona di Palermo prese il nome di Conca d'Oro, proprio
acausa dell’intensa coltivazione di aranci. L’arancio sarebbe giunto,
quindi, via
terra nell’area del Mediterraneo, attraverso la famosa via della seta e
poi diffusa, soprattutto, dagli arabi-berberi.
Altre ipotesi la vedrebbero arrivare anche nel
Portogallo, portata da marinai che l’avrebbero riscoperta, nel XIV
secolo. Altre ipotesi la vogliono importata da San Domenico nel 1220
circa. Un albero d’arancio si trova nel chiostro del convento domenicano
di Santa Sabina all'Aventino a Roma. Non si sa se il Santo fosse di
ritorno da un viaggio in Terra Santa o dalla Sicilia.
La diffusione in Italia e nel mondo
Dopo la Sicilia, qualche tempo
dopo, la vediamo coltivata nelle serre sul lago di Garda. Veniva diffusa
nel Settentrione, tanto che la coltivazione nell’area ligure veniva
utilizzata per la produzione di canditi. Dalle navi della Repubblica di
Genova, infatti, veniva importato lo zucchero. Si sa che, soprattutto ,
le corti di Milano e Venezia venivano rifornite di grandi quantità di
arance. L’arancia (nel
XVI-XVII secolo) attecchì anche nella zona pugliese del Gargano, che a
causa del suo terreno carsico, acquisì caratteristiche particolari.
L’arancia, qu’ coltivata, venne denominata
del Limone Femminiello del Gargano e
dell'Arancia del Gargano.
Nel XIX secolo la coltivazione si propaga in tutta
la Sicilia e Calabria, diffondendosi anche sulle coste, e coltivazioni
limitate per quantità. La richiesta del frutto siciliano cresce
esponenzialmente in tutta Europa (Londra), ma, soprattutto negli Stati
Uniti (New York). La richiesta era tale, che se ne avviò la produzione
in tutta l’area californiana. Nel secondo dopoguerra l’Italia diviene il
massimo esportatore di agrumi, ma si cominciano a sentire i primi
scricchiolii. Negli anni ottanta, infatti, non essendo i produttori
italiani organizzati commercialmente, si inizia a soffrire la
concorrenza di paesi quali la Spagna, neglio attrezzata su questo
aspetto. Si avviano,
comunque grosse coltivazioni in Sicilia nelle zone di Lentini, le aree
etnee, di Francofonte nel siracusano, e elle provincie di Ragusa ed
Agrigento.
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