La lunga guerra dei Vespri, non poteva
che richiedere un nuovo alleato. Furono interpellati gli Aragonesi,
che impegnandosi nella lunga guerra la portarono a termine con
successo. La dominazione di questi non si rivelò migliore delle
precedenti. In ogni caso coloro che, tramite le alleanze, credevano
di indovinare il vincitore finale, molti non raccolsero che un pugno
di mosche. Il lentinese conte Alaimo fu uno di questi. Dopo la
vittoria degli angioini sugli svevi, era tornato dall’esilio ed
ottenuto da Carlo di Francia grandi onori, proprietà ed incarichi.
Con la nuova guerra tra angioini e aragonesi non indovinò la sua
lotteria personale. Alla fine, in un balletto di alleanze, fu
condannato e ucciso per annegamento in mare.
Nelle guerre di successione provocate
dalla morto del re Alfonso III, nel 1291, Lentini finisce per
sostenere Federico III, incoronatosi re di Sicilia nel 1296. Questi
apprezza, e nel 1299 si reca a Lentini per aumentare le difese con
l’ampliamento del castello. Tre anni dopo, con la pace di
Caltabellotta, Federico torna a Lentini, accolto festosamente dalla
popolazione. Qui inaugura la sua strategia nominando i suoi
sostenitori con incarichi e titoli nobiliari, con l’intento di
circondarsi di suoi fedeli. Così nomina nuovi nobili a Lentini: le
famiglie dei La Lumia, gli Sgalambro e i Passaneto.
Ciò provoca dissensi e malumori, tanto da
creare una guerra intestina dove grande importanza hanno le famiglie
dei
Chiaramonte ed i
Ventimiglia. Assaltata varie volte e pesantemente danneggiata, la
città rimane filo-spagnola. E ancora i re aragonesi spingono verso
la riparazione dai danni subiti. Oltre al rafforzamento del sistema
difensivo (1330), nuovi privilegi le vengono concessi, come la
dignità di Senato, ufficio del
Patrizio e l’uso del sigillo (1339) e, più tardi, la possibile
riscossione dei proventi della tassa del vino e l’esonero dal
pagamento di diversi dazi doganali (1349).
Dopo la firma di una pace inutile (1350)
La fortezza di Lentini, schierata dalla parte di Manfredi
Chiaramonte, subisce l’assedio dei catanesi, schierati, invece,
dalla parte dei Ventimiglia (1359).
Al comando di Artale Alagona. Lentini resiste per lungo tempo, ma
poi per defezioni e tradimenti la cittadina viene presa con
l’inganno e saccheggiata. i familiari di Manfredi Chiaramonte
vengono consegnati in mano agli avversari. Si arriva, comunque ad
una nuova pace
Tuttavia, la guerra intestina in Sicilia
non cessò. I nobili, in presenza di governi deboli, arrivano ad
appropiarsi di molte terre demaniali. Solo con il re Martino, che ha
sposato Maria, figlia di Federico IV, si giunge alla ratifica della
pace definitiva del 1392. Rivolgendosi, successivamente verso il
“fronte interno”, riuscì a trovare un accordo con i baroni
siciliani. Avocando a se il pieno potere giuridico, almeno per
quanto riguardava l'ultimo grado di giudizio, accettò molte delle
indebite appropriazioni realizzate in quegli anni da parte dei
notabili.
Terminate le lotte esterne ed interne, Lentini chiede l’applicazione
dei privilegi fin qui concessi ma mai ottenuti. Martino le dà il
"mero e misto imperio", cioè il potere giudiziario per infliggere
l'esilio, la mutilazione o la condanna a morte. Il re, data la
confusione creatasi in Sicilia a livello delle proprietà e delle
giurisdizioni, emanò un censimento. Risultò un quadro alquanto
abnorme: nel territorio della sola Lentini, risultarono presenti 34
feudi con relativo feudatario.
Nel 1409 muore il re Martino e gli succede
il padre, che muore anch’esso l’anno seguente. Nel 1416 diventa re
Alfonso, il quale apre campagne militari fuori della Sicilia. Per
far questo ha bisogno dell’appoggio politico dei baroni, a cui
concede ulteriori terre e privilegi. Contemporaneamente ha assoluto
bisogno di denaro e crea nuove tasse. I nobili vedono aumentare i
loro possedimenti e capitali, mentre la popolazione vede solo
povertà, carestie e fame.
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