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Ribera e Lentini e gli agrumi di Sicilia

 

 
L'arancia arriva in Europa

L'arancia dolce e amara
Essenze d'arancia
L'arancia di Ribera
Ribera, un comune giovane
Dal riso alla arance
Monumenti a Ribera
Festività pasquali
Il limone di Siracusa
Il mandarino di Ciaculli
 
L'arancia rossa di Sicilia
Leontinoi
Decadenza e forza di Lentini
 

 
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Storia recente di Lentini
Chiese di Lentini
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AGRUMI DI SICILIA

      Gli Arabi li coltivavano fin dal
    
IX secolo e, durante la loro
    dominazione, li importarono in
    Sicilia. Da allora arance e limoni
    sono i migliori ambasciatori 
    siciliani nel mondo.

   

    Decadenza e forza di Lentini.

   
     
     

 

 
Lentini, facciata della Chiesa Madre di S. Maria la Cava e S. Alfio (1693).

Azotoliquido - 28 febbraio 2008

 

 
 



da Wikimedia Commons
 
Con la conquista romana dell’isola, tutti gli antichi comuni greci o cartaginesi perdono la loro autonomia, compresa Leontini (la città capitola nel 214 a.C.).. Inserita inizialmente nell’elenco delle città decumane (con obbligo del pagamento della decima), col tempo passa alla tipologia della città censoria, tanto da essere utilizzata per i donativi agli alleati importanti di Roma.
La città di Leontini decade col tempo, fino a diventare disabitata, perché i suoi abitanti preferiscono trasferirsi nelle campagne e nelle fattorie sparse occasionalmente nel territorio.
La città scompare dai testi, per essere di nuovo citata in rapporto ai tre martiri cristiani Alfio, Filadelfo e Cirino, che diverranno i tre patroni dell’attuale Lentini. Si narra che la chiesa leontina accetta tra le prime il dogma che Maria è madre di Dio, prima che venga affermato dal concilio di Efeso  del 431 d.C.
In effetti, dopo la caduta dell’impero romano e il periodo di dominazione dei barbari, all’epoca del governo bizantino, Lentini si mette in luce proprio nel campo religioso. E’ l’epoca del confronto tra la chiesa di Roma e quella bizantina. La Sicilia rischia di orientalizzarsi, assumendo la lingua greca e la religiosità di Bisanzio.
Papa Gregorio Magno cerca di contrastare questa tendenza, dando impulso alla chiesa siciliana di quel tempo. Ed è così che dispone la realizzazione di un nuovo  monastero maschile a Lentini, confermando la sua importanza almeno in campo religioso.
Il vescovado di Lentini gioca in questo periodo, un ruolo di spicco, soprattutto come mediatore tra impero d’oriente e chiesa romana. Nel periodo del confronto sull'iconoclastia mosso dal papato contro Bisanzio, è proprio il vescovo di Lentini, Costantino, ad essere incaricato di invitare il Papa al concilio di Costantinopoli. E’ a Nicea (787 d.C.) che il vescovo di Lentini, durante il concilio a dimostra la sua importanza, prendendo la parola per primo tra i vescovi della chiesa siciliano. Purtroppo Costantino sarà l’ultimo vescovo di Lentini.

Pochi decenni dopo alla dominazione bizantina prende il posto quella araba. Nell'847 d.C Lentini viene assediata e presa dagli arabi, che non mancarono di fare strage nella popolazione. Durante il loro governo, Lentini, pur godendo di una certa ripresa economica, non cresce di molto. Il piccolo abitato di case di pietra viene citato dal geografo arabo Edrisi, che la definisce "forte rocca", per via delle sue fortificazioni.

Con il nuovo dominio dei Normanni, Lentini non cresce gran ché. Inserita nello Strategato di Messina, Alanfranco ed Alaimo, nobili leontini, acquisiscono i castelli e i rispettivi territori di Militello, Ossino e Hidria. Ma la decadenza del comune non cessa e la popolazione continua ad emigrare altrove. I Normanni cercarono di porre un freno facendo insediare a Lentini una colonia di Cosentini, da cui prese il nome l’omonimo quartiere.
La natura stessa influì sulla diaspora con i terremoti del 1140 e del 1169. Non solo crollarono delle case, ma il fiume stesso (il fiume San Leonardo), che portava in città, si ostruì, eliminando la via d’acqua che collegava con il mare, tanto importante per i commerci e dell’esportazione del frumento prodotto. Unitamente i normanni, con uno sbarramento artificiale, diedero vita al lago Biviere.
 
 

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