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Ribera e Lentini e gli agrumi di Sicilia

 

 
L'arancia arriva in Europa

L'arancia dolce e amara
Essenze d'arancia
L'arancia di Ribera
Ribera, un comune giovane
Dal riso alla arance
Monumenti a Ribera
Festività pasquali
Il limone di Siracusa
Il mandarino di Ciaculli
 
L'arancia rossa di Sicilia
Leontinoi
Decadenza e forza di Lentini
 

 
Le tasse degli Svevi e degli Angioini
Dai Vespri al governo aragonese
Tasse, terremoti e carestie
Cospirazione e gloria risorgimentale
Storia recente di Lentini
Chiese di Lentini
La festa di Sant'Alfio
Altre feste religiose
 
Video su Ribera
Video su Lentini
 
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AGRUMI DI SICILIA

      Gli Arabi li coltivavano fin dal
    
IX secolo e, durante la loro
    dominazione, li importarono in
    Sicilia. Da allora arance e limoni
    sono i migliori ambasciatori 
    siciliani nel mondo.

   

    Cospirazione e gloria
    risorgimentale.

   
     
     

 

 
Ospedale dietro la chiesa francescana dell'Immacolata Concezione a Lentini

 

 
 






 

Superato il periodo delle rivolte napoleoniche, a cui la Sicilia non partecipa, il re Ferdinando III di Borbone, in un giro dei comuni siciliani, nel 1806, fa una sosta anche a Lentini e viene ospitato nel palazzo del barone Sanzà.
Molto spesso si ha della prima parte dell’Ottocento la credenza che in Sicilia aspettassero tutti la rivoluzione e l’Unità d’Italia. In realtà gli ideali risorgimentali penetrarono nei siciliani progressivamente, questo, soprattutto, nelle classi più agiate. Se a lentini si costituirono ben due gruppi di carbonari, ma dalle idee non molto chiare, anzi, quasi filo-borboniche. Durante le rivolte di Palermo, del 1820, i nobili lentinesi si unirono al generale borbonico Florestano Pepe, che era venuto a sedare le sommosse. I nobili della città capivano che in fondo i loro interessi non collimavano con quelli dei popolani. Nel 1837, a causa dell’epidemia di colera, si ebbe una sollevazione popolare. Ma il fronte dei baroni non era unito, tant’è che con una delazione anonima furono fatti arrestare i più radicali di loro.

La rivolta del 1848, iniziata a Palermo 12 gennaio, vede anche Lentini sollevarsi il 1º febbraio. Subito vengono organizzati Comitati provvisori, alla cui guida si mettono i notabili più in vista, tra nobiltà e borghesia. Si aprirono contatti con gli altri Comitati siciliani e venne organizzato un presidio armato di cento uomini capitanati da Giovanni Ielo. Intanto a Palermo il risorto Parlamento siciliano affronta lo spinoso problema dei contingenti armati, a volte guidati da criminali o malavitosi, probabili eversori.  Creano una Guardia Nazionale, sopprimendo i contingenti. Tale Guardia Nazionale ha il gusto di una milizia di classe. Tale è che il battaglione della Guardia Nazionale formato a Lentini è guidato dal barone Francesco Beneventano. Sorsero intanto problemi di difficile soluzione da parte dei dirigenti della rivolta, oltre al totale isolamento internazionale. Come sappiamo, le sollevazioni del 1848 si conclusero con un niente di fatto , e, in Sicilia, col ritorno del governo borbonico. Ma la crescita degli ideali unitari continuava, portando a nuove consapevolezze. Quando in Sicilia sbarcò Garibaldi i tempi erano maturi.

Il 20 maggio, con l’arrivo di Garibaldi Lentini si solleva e dà vita ad un Comitato centrale che invita alla raccolta per aiutare i catanesi in difficoltà. Si crea un gruppo con uomini provenienti, oltre che da Lentini, anche da Sortino, Noto, Modica, Vizzini, Scordia, Scicli e Palazzolo. Viene chiusa la via per Siracusa. Su ordine di Garibaldi, il piccolo esercito, dopo essersi concentrato a Carlentini, passando per Scordia entrò, da sud, a Catania.
il 5 giugno. Il Comitato lentinese approvò l’annessione al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II e accettò la momentanea guida di Garibaldi. Il 21 ottobre Lentini votò compatta per l'annessione al Piemonte.

Dopo l’Unità d’Italia, vengono realizzate opere che migliorano la vita nel paese, quali il nuovo Ospedale o l’acquedotto che porta l’acqua in casa dei lentinesi. Alle migliorie civili, si affianca alla vecchia economia la nuova basata sulla coltivazione degli agrumi, così forte da renderla esportatrice in tutta Europa. Con le nuove opportunità, grazie anche all’inurbamento di immigrati provenienti da tutte le parti dell’isola, la popolazione fece a Limina quello che si auspicava da secoli: crescere. Dai 9.417 abitanti registrati nel 1861 si passa ai 20.578 agli inizi del Novecento (1901). Il nuovo secolo si presenta favorevole.

 
 

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