Se la famiglia dei Valguarnera ha origine da Re Goti, quella dei
Branciforte, o Branciforti, discenderebbe (secondo una leggenda) da
Obizzo, cavaliere di Carlo Magno. Sempre la leggenda narra
che il cavaliere in uno scontro con l’esercito longobardo, rimase
l’unico a difendere un vessillo di Carlo Magno. La difesa
dell’insegna continuò anche dopo che gli furono tranciate ambedue le
mani. Fu così che Obizzo divenne “Branciforte” e nominato Alfiere
generale dell'esercito del Re, oltre che signore
della città di Piacenza.
Nel 1275, Aloisia Branciforte andò sposa ad
Orlando I Grifeo, V Barone di Partanna e Stratigò
di Messina. Durante
il regno di Federico II, Guglielmo Branciforti s’insediò per
primo in Sicilia. Alla morte di Giglielmo (nel 1347) i
possedimenti in alta Italia passarono ai fratelli Bosso e Gaspare,
mentre il patrimonio siciliano fu ereditato dai figli di Stefano, un
terzo fratello (che controllava le merci nel porto di Licata), i
nipoti Raffaello e Ottaviano. Sotto il
governo di Federico il
semplice, Guglielmo, figlio di Raffaele, raccolse
militarmente la resa di Piazza Armerina. Il Re, per premiarlo, gli
concesse il titolo di Barone ed il possesso della stessa Piazza
Armerina. Dal successore, Re Martino, ebbe i feudi di Grassuliato,
di Condrò e quello di Gatto. La posizione raggiunta gli
consentirono, anche, di fregiarsi del titolo di primo Pari di
Sicilia. Nel XVII, Nicolo Plàcido Branciforte principe di
Leonforte, che egli stesso aveva fondato, non avendo figli maschi,
lasciò tutto, compresi i titoli, all’unica figlia Stefania. Questa
sposò Giuseppe Lanza e Branciforte principe della Trabia.
Numerose furono nella storia della famiglia gli incarichi e le
onorificenze conseguite. Ad esempio, Giuseppe Branciforti, nel 1671,
divenne vicario generale del Regno per l'annona frumentaria e
supremo prefetto della cavalleria siciliana. Negli ultini secoli,
spiccano personalità legate alla famiglia, come il senatore Giuseppe
Lanza Branciforte e Ottavio Lanza Branciforte, sempre senatore del
Regno d'Italia nel 1934.
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