Tre sono le motivazioni per le quali la
Sicilia entrò nell'interesse di Roma: politico, economico e strategico.
Il motivo politico - Crescendo la sfera politica di Roma,
inevitabilmente, trovò ostacolo da parte della sfera d'influenza
cartaginese. Era ovvio che le due potenze trovarono nella Sicilia il
campo ideale per il loro scontro. Inoltre la
posizione geografica dell’isola, al centro del Mediterraneo, permetteva,
a chi la dominava, il controllo di tutte le rotte di navigazione che
collegavano l'est con l'ovest e, in genere, i commerci a loro legate.
Il motivo economico
- Nell'antichità la Sicilia era tutt'altro che un'isola bruciata dal
sole. La fertile agricoltura e i fiorenti commerci la ponevano tra le
regioni più ricche dell'intero Mediterraneo. La cultura e l'arte davano
ampio riscontro di ciò. I resti archeologici che via via stanno tornando
alla luce di grandi e piccoli agglomerati urbani, ci confermano la
ricchezza della società siciliana a quel tempo. Gli abitanti erano (e lo
saranno ancor di più nei secoli successivi) il felice connubbio tra
culture e civiltà diverse. Polibio narra che i Mamertini, occupata
Reggio Calabria, non seppero resistere dall'attraversare lo Stretto e
conquistare Messina, tale era stata bella la vista della sponda ubertosa
siciliana.
Il motivo strategico
- Se la Sicilia fu il luogo naturale per lo scontro, altrettanto
naturale era l'importanza strategica dell'isola, come punto di partenza
per la successiva conquista della sponda africana. Già, in epoca greca,
Agàtocle di Siracusa nel 310 a.C. per una vittoriosa spedizione in
Africa. Seguendo il suo esempio, i romani Attilio Règolo nel 256, e
Scipione l’Africano nel 202 a.C., partirono dall'isola alla conquista di
Cartagine e dei suoi possedimenti. |
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