L'ingente estensione del
ager publicus
siciliano fu sfruttato
da Roma con assegnazioni di terre agli ex legionari. La Sicilia, perdurante
la Repubblica a Roma, fu vista come terra da assoggettare e non paragonabile
alle città italiote, che, come detto, avevano cittadinanza romana.
Il primo a porsi il problema fu Giulio Cesare, intenzionato a concederla sia
alla Gallia Cisalpina che alla Sicilia. La sua morte improvvisa non permise
che l'isola ne venisse gratificata: Antonio, dicendo di realizzare la
volontà di Cesare, varò la
lex Julia de Siculis.
Veniva concessa all'intera isola la cittadinanza romana, senza distinsione
per le etnie e per le classi delle sue città. La lex ebbe però vita breve:
scomparso Antonio, la situazione tornò come quella di prima.
Con la fine della Repubblica e la salita al potere di imperatore di Augusto,
la questione venne di nuovo affrontata. Augusto differenziò le province
romane in due grandi blocchi: quelle il cui mantenimento dipendeva da un
presidio militare (poste sotto il suo diretto controllo) e quelle che non
erano sottoposte a controllo militare (la gestione di esse dipendeva dal
Senato romano). La Sicilia era tra queste ultime. Il governatore della
Sicilia non fu più un pretore, ma un proconsole stipendiato direttamente da
Roma. Contemporaneamente Augusto trasformò il debito in natura in una tassa
monetaria, che andava ad assommarsi a quella già esistente.
La decisione più importante di Augusto per la
Sicilia fu quella di suddividere l'ampio ager publicus assegnandolo a
migranti italioti. Dopo la colonizzazione greca si ebbe quindi una
colonizzazione romana, eguale alla prima per
comunità che si mantenevano di etnia,
lingua e cultura romana. A differenza dei Greci che creavano polis ex
novo, i romani si insediarono in città già esistenti, trasformandole in
romane. Le etnie finivano per mischiarsi tra loro, culturalmente e
materialmente, diffondendo una cultura di tipo unico per l'intera Sicilia.
Dopo 400 anni dalla caduta di Siracusa
(212 a.C.), l’imperatore Caracalla, nel 212 d.C., concesse la tanto
sospirata cittadinanza romana anche ai Siciliani. Gli anni di asservimento
dell'isola a Roma, purtroppo, pesarono negativamente sui siciliani, anche
nei secoli seguenti. |